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L’atmosfera di Giove ora si potrà studiare, grazie alle ultime scoperte

Marte ormai va di moda. Soprattutto da quando Elon Musk ha deciso che doveva far parte delle ambizioni di SpaceX, senza dimenticare i lanci della NASA del Perseverance e, soprattutto, di Ingenuity. Ma c’è un altro pianeta del sistema solare, che può regalare incredibili novità.

Giove, il quinto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole. Il più grande di tutti (Adobe Stock)

Gli scienziati hanno rivelato le ultime scoperte su Giove, alcune sorprendenti, sia sulla Grande Macchia Rossa del pianeta, sia le tempeste cicloniche che vorticano ai poli, grazie al volo di Juno, orbita polare della NASA lanciata proprio per studiare il campo magnetico del quinto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole. Il più grande di tutto il sistema planetario.

Si pensava che la Grande Macchia Rossa fosse una tempesta a forma di “pancake” piatto, secondo Scott Bolton, investigatore principale della missione Juno della NASA e direttore della divisione di scienza e ingegneria spaziale, presso il Southwest Research Institute di San Antonio.

La tempesta non era una caratteristica meteorologica superficiale

NASA: la missione di Juno su Giove procrastinata fino al 2025 (Adobe Stock)

“Sapevamo che sarebbe durato a lungo, ma non sapevamo quanto in profondità o come funzionasse davvero”, ha detto Bolton durante l’ultima conferenza stampa. Sia col report di febbraio sia in quello di luglio del 2019, la navicella spaziale Juno della NASA ha sorvolato direttamente la Grande Macchia Rossa, che è larga circa 10.000 miglia (16.000 chilometri), per capire quanto in profondità si estende il vortice sotto le cime visibili delle nuvole. Due articoli pubblicati sulla rivista Science hanno dettagliato ciò che Juno ha scoperto.

Gli scienziati avevano creduto che la profondità della tempesta e lo strato meteorologico del pianeta sarebbero stati limitati a seconda della luce solare che penetra, oppure dalla condensa prodotta da acqua e ammoniaca. Invece i ricercatori hanno scoperto che la tempesta non era una caratteristica meteorologica superficiale.

Un radiometro a microonde su Juno ha regalato uno sguardo tridimensionale sul pianeta, scoprendo che la Grande Macchia Rossa era profonda tra 124 miglia (200 chilometri) e 311 miglia (500 chilometri), estendendosi molto più in profondità del previsto. “La Grande Macchia Rossa è tanto profonda all’interno di Giove quanto la Stazione Spaziale Internazionale è in alto sopra le nostre teste”, ha affermato Marzia Parisi, ricercatrice presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.

La Grande Macchia Rossa è profondamente radicata su Giove, ma il team di scienziati ha scoperto che è ancora più superficiale dei getti zonali che alimentano la tempesta, che si estendono fino a profondità che sfiorano 3.000 chilometri.

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Grazie a Juno si è riusciti a sapere che il gigante gassoso ha cinque tempeste cicloniche al polo sud a forma di pentagono e otto tempeste cicloniche al polo nord. Quando Juno osservò i cicloni cinque anni dopo, usando il Jovian Infrared Auroral Mapper, scoprì che le tempeste erano rimaste nella stessa, identica posizione.

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Grazie ai dati raccolti sarà possibile in futuro costruzione una mappa tridimensionale degli strati dell’atmosfera di Giove. Chissà quante altre cose scopriremo, grazie a Juno. La NASA, infatti, ha già fatto sapere la missione di Juno verrà allungata fino a settembre 2025.

 

Antonino Gallo

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