Quando pensi alla criptovalute, la mente vola subito ai bitcoin, valute digitali in grande ascesa, che hanno appena sfondato il muro dei sessanta mila dollari, al cambio. Eppure non ci sono soltanto loro a fare notizia.
L’ascesa di Ethereum è considerevole. La piattaforma software basata su blockchain, che può essere utilizzata per inviare e ricevere valore a livello globale tramite la sua criptovaluta nativa, ether, senza alcuna interferenza di terze parti, ha appena raggiunto il suo record, è salito del 6% arrivando a superare i 4.360 dollari. Ma può anche fare molto di più.
Proposto per la prima volta nel 2013 dal programmatore russo-canadese Vitalik Buterin, Ethereum è stato progettato per espandere l’utilità delle criptovalute, consentendo agli sviluppatori di creare le proprie applicazioni speciali.
Ethereum auto-eseguibili: l’importanza dei contratti intelligenti
A differenza delle app tradizionali, queste applicazioni basate su Ethereum, chiamate “applicazioni decentralizzate”, sono auto-eseguibili grazie all’utilizzo di contratti intelligenti. Ossia programmi basati su codice che vengono archiviati sulla blockchain di Ethereum e svolgono automaticamente determinate funzioni quando vengono soddisfatte condizioni predeterminate.
Può trattarsi di qualsiasi cosa, dall’invio di una transazione quando si verifica un determinato evento o dal prestito di fondi una volta che la garanzia è stata depositata in un portafoglio designato. Questi contratti intelligenti costituiscono la base di tutte le applicazioni decentralizzate (dapp) costruite su Ethereum, così come tutte le altre app create su altre piattaforme blockchain.
Chissà se questa peculiarità è alla base della straordinaria crescita di ETH (così l’abbreviazione), chissà se non sta cavalcando l’euforia da criptavalute che sta invadendo il mondo intero, forse fatta eccezione per la Cina. Chissà. Ma la domanda sorge spontanea.
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A spingere la criptovaluta (che soltanto a settembre veniva cambiata a 2.720 dollari, quasi la metà di madesso) sono anche le indiscrezioni sempre più insistenti in merito al possibile prossimo debutto di un ETF (Exchange Traded Fund) legato a Ethereum, proprio come avvenuto nei giorni scorsi con $BITO in relazione a Bitcoin. Inoltre, se fino a qualche anno fa i trader interessati a investire in criptovalute si litigavano i bitcoin disponibili, a quanto pare il panorama finanziario sta decisamente cambiando.
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E’ il caso proprio di Ethereum, una cripto lanciata sei anni fa, che non avrà messo il turbo come i bitcoin, ma il suo diesel sta funzionando alla grande: è in cresciuta mese dopo mese, ha scalato le classifiche arrivando fino al secondo posto fra la valute digitale per quanto concerne la capitalizzazione. Le previsioni su Ethereum rimangono oltretutto positive, grazie al merge che gioca un ruolo fondamentale. Attualmente il mining di Ethereum funziona secondo un processo molto simile a quello dei bitcoin. Ma, mentre quest’ultimi hanno max supply Ethereum non ha programmato un numero massimo di Ether da minare. Con il merge, la blockchain di Ethereum passa alla proof-of-stake: i miners, per essere tali, dovranno possedere un certo numero di Ether, e la capacità di mining sarà proporzionale al numero di monete possedute. Chissà cosa potrà accadere, si scoprirà a breve. Ma se queste sono le premesse…