Le smart Tv divulgano i vostri dati sensibili, lo sapevate? Ma in cosa consiste? e a chi vengono inviati? Ecco a cosa prestare assoluta attenzione.
Non manca molto al prossimo cambio nelle case non solo degli italiani, ma del mondo, per le televisioni smart a livello avanzato, che possono essere il primo giro di un sistema integrato e collegato alla rete. Dimenticatevi dei vecchi cubi catodici, che nonostante il fascino non vediamo da anni, sostituiti da televisori così sottili da somigliare a dei quadri appesi ai muri. Questa innovazione a livello non solo estetico ma anche interno al modulo di programmazione, promette molti vantaggi, ma anche parecchi rischi come le due metà della medaglia, soprattutto se si parla della privacy. Prima di buttarvi sulla smart tv che manca solo cucini e stiri, è meglio leggere sulla quantità di informazioni personali che raccoglie per le case produttrici e passa ai fornitori dei servizi.
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Ovviamente tra questi dati raccolti, non s’intende il trattamento dei dati in ambito industriale, soprattutto perchè ne siamo a conoscenza e servono per poter “comunicare” tra server in caso di problematiche o aggiornamenti. Per renderci conto del “passaggio” di dati sensibili, basta accendere per la prima volta un televisore smart, e la prima schermata è proprio quella dove si chiedel’autorizzazione a trattare i dati personali e la disponibilità a trasferirli anche fuori dall’Europa, all’interno dei quali sono abbastanza tutelati. Abbastanza, ergo non del tutto, e in questo caso consigliamo sempre di leggere tutta la normativa prima di dare l’ok. Se queste autorizzazioni non vengono concesse e si clicca su “Non acconsento”, il produttore non sarà in grado di attivare molte delle caratteristiche per le quali è stato acquistato il televisore, a cominciare dal riconoscimento vocale dei comandi (che rimane comunque ostico dato che la maggior parte delle volte da problemi) e dalla semplificazione dei menù. In pratica, un’arma a doppio taglio.
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Lo spionaggio attraverso le smart Tv è un fatto reale?
In occidente non sono venuti a galla casi di vero e proprio spionaggio, come quello documentato recentemente in Cina. Da noi infatti le informazioni prelevata dagli apparecchi servono soprattutto per personalizzare la pubblicità che troviamo su alcuni canali (come cornice al vero e proprio programma) da non confondere con quella del palinsesto. Si sa che con l’accrescimento dei dispositivi smart, accrescono anche i termini d’autorizzazione, in quanto la raccolta di dati è più sostanziosa come conseguenza. In realtà un modo per non cadere nel tranello c’è:se si scova bene tra le mille opzioni offerte dai menù degli elettrodomestici smart, è possibile disattivare alcune specifiche non gradite e negare, per ora, il consenso al rilascio di dati sensibili.