Ennesimo caso di censura su Facebook, che sembra aver messo il bavaglio definitivo quando si parla di determinati argomenti. Primo tra tutti? Il Green Pass
Uno degli argomenti più scottanti del 2021, è sicuramente quello relativo all’uso del Green Pass. C’è chi, contrario al vaccino, si rifiuta di “farsi bollare”, chi il vaccino l’ha fatto ma trova il Green Pass “anticostituzionale” e chi invece ha vaccino, Green Pass, e vive sereno. Se nella vita di tutti i giorni, quella reale, discostarsi dalle opinioni altrui è più facile, sui social sembra essere impossibile. E se si prova anche solo a condividere la propria opinione, i leoni da tastiera sono i primi a farsi sentire (non solo sui social: anche sulle testate online come la nostra, i commenti a volte sono talmente acidi da far diventare il latte come la ricotta, tutto perchè non si condividono determinate questioni e si vuole far prevalere la propria). Ebbene, Facebook ha deciso di “mettere il bavaglio” su alcune questioni, proprio su quella citata in apertura. E via, si è scatenato il putiferio. Menomale che la pandemia doveva renderci tutti più tolleranti.
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La censura dei gruppi su Facebook
La piattaforma social che ha reso famoso Mark Zuckerberg ha infatti deciso di censurare tutti i gruppi contro il Green Pass che dissuadevano la gente dal richiederlo, quindi parallelamente al vaccino, e incitavano ad una qualsiasi forma di protesta. Facebook ha ben pensato di estirpare il problema dalla fonte: perchè mai radunarsi in gruppi, tutti appiccicati, quando c’è un grave virus che circola? E soprattutto perchè protestare e arrivare alla violenza, si sa che finisce così alla fine, invece che farlo pacificamente?Facebook non si è voluto prendere responsabilità, e ha deciso di bannare alcuni profili, chiudere determinati gruppi e togliere commenti e i mi piace sotto ai post contro il Green Pass.
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Inutile dire che la battaglia contro il Green Pass si è trasformata in una battaglia contro la censura “ingiusta” , come è stata descritta dai sostenitori di alcuni gruppi No Vai o simili, di Facebook, che di questi tempi è particolarmente avvezzo alle censure come metodo definitivo per arginare un problema. Anche l’arte, i dipinti rinascimentali, sono stati censurati per nudità. Peccato non censuri, a volte, contro l’ignoranza.