La pandemia ha cambiato totalmente l’approccio ai pagamenti, accelerando sulla moneta elettronica: ecco cosa accadrà nel futuro dell’Europa.
Ci aveva provato il governo Conte con il progetto cashback per spostare le abitudini degli italiani verso il cashless, così da combattere i pagamenti in nero ed ha rilanciato anche il governo Draghi con il Bonus Pos, per incentivare i negozianti ad accettare pagamenti non in contanti. L’Italia vive ancora alcune strozzature burocratiche e una mentalità diversa dagli altri paesi. Le prime vedono le banche imporre costi di gestione onerosi per i commercianti che si fanno pagare solo con moneta elettronica, dall’altra c’è l’idea che pagando con banconote si può ancora ottenere “lo sconticino”.
I progressi in questo anno e mezzo, seppure limitati, si sono comunque registrati, visto che i pagamenti digitali sono cresciuti dal 29 al 33% sul totale delle transazioni. Si parla di pagamenti avvenuti tramite carte, smartphono oppure online, per una valore complessivo di 268 miliardi di euro. Uno studio del Politecnico di Milano conferma il salto in avanti per i pagamenti contactless con un +29% rispetto al 2019 e quelli eseguiti con smartphone e smartwatch +80%.
Il miglioramento non consente all’Italia di salire di molto la classifica europea, ma Rita Camporeale, responsabile dei sistemi di pagamento ABI, conferma che la pandemia ha cambiato la situazione nel paese e che stiamo gradualmente cambiando abitudini, abbandonando ad esempio strumenti come l’assegno.
Pagamenti digitali: come cambieranno le nostre abitudini nel futuro
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Ma cosa accadrà da qui ai prossimi anni? Per comprenderlo è possibile guardare a quello che sta accandendo in Cina, nelle metropoli più grandi il 90% delle transazioni è fatto via smartphone. Inoltre, in occasione delle prossime olimpiadi invernali, ospitate a Pechino a febbraio 2022, il colosso asiatico farà partire la sua valuta digitale di stato, una decisione che farà sbloccare questa scelta anche in altri paesi. Lo Yuan elettronico è già sperimentato a Shenzhen, attraverso un sistema di blockchain centralizzato e controllato dallo stato.
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La sperimentazione di una moneta digitale centralizzata è stata avviata anche in Russia, Iran, Giappone e in altri piccoli paesi, tra cui il Venezuala. Ma l’Europa? Ci sta lavorando, ma i tempi sembrano più lunghi. I vantaggi tuttavia potrebbero essere tangibili. Sempre Rita Camporeale fa l’esempio del Bonus cultura assegnato ai 18enni, che potrebbe così essere incassato all’istante dai negozianti, ma anche una facilitazione per i mutui, subito erogabili, o l’affitto di una stanza su Airbnb. Presto o tardi quindi anche l’UE potrebbe avere l’euro digitale, che manderà forse in pensione la più o meno amata carta moneta.