Privacy sempre più in pericolo a causa dei social? Sì, forse, ma è anche vero che ci sono altre minacce alla privacy dei cittadini, o perlomeno è così che vengono trattate.
Si tratta di sistemi di riconoscimento basati su archivi di immagini e foto raccolte online, che preoccupano non poco a livello globale.
L’ultima nasce dalle affermazioni di Hoan Ton-That, CEO di Clearview Ai, una startup di New York specializzata in tecniche di riconoscimento facciale. Ma vediamo cosa è successo.
In sostanza, nei giorni scorsi Hoan Ton-That, CEO di Clearview, ha rilasciato un’intervista a Wired, in cui ha parlato degli sviluppi del prossimo futuro dell’azienda da lui condotta.
Ha affermato, tra le altre cose, che la società è in possesso di un database di oltre 10 miliardi di foto raccolte online (quindi più del triplo di quante ne avesse a inizio 2020), grazie alle quali è in grado di coadiuvare anche il Police Department di varie città Usa, agenzie federali, aziende ed enti pubblici a livello globale.
Il fatto che la startup sia in possesso di così tante immagini preoccupa, sì, anche se queste organizzazioni continuano a fornirsi presso l’azienda newyorkese per scopi sicuramente a servizio della società e della comunità.
Quello tuttavia che preoccupa è che il CEO di Clearview Ai ha affermato che la società è ora in grado di usufruire di una tecnologia che non solo riesce a effettuare un riconoscimento facciale tout court, ma è anche in grado di prendere foto sfocate e lavorarle fino a ricostruire perfettamente le fattezze di un volto parzialmente nascosto o poco visibile.
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Sono tutte cose che onestamente preoccupano, sia per una questione legata alla sorveglianza di massa, sia per la privacy degli utenti che ne deriverebbe totalmente violata. Soprattutto perché queste immagini vengono prese dal web all’insaputa degli utenti, il che non promette nulla di buono in ottica privacy.
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Altre aziende più grandi, ultimamente, hanno smesso di fornire sistemi di riconoscimento facciale ad enti come la polizia e simili, proprio per le questioni legate alla privacy degli utenti. Anche Amazon a suo tempo si era “accodato” a questo tipo di soluzione, in concomitanza dell’omicidio di George Floyd, anche se già prima di questo evento il software denominato Rekognition era stato al centro di accuse provenienti da organizzazioni per i diritti civili per degli errori avvenuti in passato.
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