Frances Haugen 2, la vendetta. Dopo le accuse pesantissime rivelate in un’intervista al Wall Street Journal e 60 minutes, proprio poco prima del triplo down che ha colpito il 4 ottobre (per circa sette ore) Facebook, Instagram e Whatsapp, l’ex manager di Facebook testimonia davanti al Senato Usa, continuando la sua arringa contro Mark Zuckerberg.
Dalla priorità al profitto in barba alla privacy al duro attacco nei confronti di Instagram, il passo è breve. La nuova whistleblower di Facebook si scaglia, stavolta, sul social inglobato da Mark Zuckerberg nella sua famiglia, sempre più allargato.
La manager non usa mezzi termini, tagliente e dura, attacca nuovamente: “Fino a quando Facebook opererà nell’ombra, nasconderà le proprie ricerche, non sarà mai un social sicuro, così come Instagram, materialmente nocivo, il 6% dei bambini ne è dipendente ed è pericolosissimo a livello mentale anche per i teenager”.
Crociata o vendetta? “Mi sono fatta avanti perché ho riconosciuto una verità spaventosa”
L’ingegnere informatico, che ha lavorato alla piattaforma fino al 2019, prima di scappare via, punta il dito: “Mark Zuckerber non deve rendere conto a nessuno, tranne che a se stesso – tuona – so che Facebook ha risorse infinite, che potrebbe usare per distruggermi, ma è giusto e necessario dire queste parole per il bene comune”.
Ma perché Frances Haugen ha deciso di vuotare il sacco? Sembrerebbe una battaglia etica, non personale figlia di screzi durante il suo lavoro per Facebook. “Mi sono fatta avanti perché ho riconosciuto una verità spaventosa – continua – quasi nessuno al di fuori di Facebook sa cosa succede all’interno di Facebook. Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello per che era buono per Facebook. E Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per i propri profitti”.
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L’attacco è totale da parte della laureata a Harvard, assunta nel 2019 come ingegnere informatico addetta ai dati. “Una ricerca realizzata da Facebook – ha raccontato al Senato degli Stati Uniti – dice che le giovani donne che seguono contenuti legati al disordine alimentare, più seguono questi temi e più entrano in depressione. E questo porta a usare Instagram di più“. La soluzione, ha affermato Haugen, include la modifica della Sezione 230 – l’articolo di legge che protegge le piattaforme online dalla responsabilità su ciò che gli utenti pubblicano, in modo che le aziende come Facebook condividano alcune responsabilità legali per quello che i loro algoritmi promuovono.
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La 37enne product manager, che vanta esperienze lavorative per Google e Pinterest, alza ancora la voce di fronte alla subcommissione per la tutela dei consumatori del Senato Usa, lanciando l’allarme a proposito degli effetti di Instagram sulla salute mentale degli adolescenti, che hanno portato allo stop del progetto “Instagram kids”, chiedendo ai parlamentari Usa di intervenire. Il tempo dirà se quella della Haugen è una crociata o una vendetta.