Scacco alla regina. Jamie Dimon non perde occasioni per analizzare lo sviluppo del mercato delle criptovalute e di quei bitcoin che rappresentano croce e delizie per tutti gli appassionati di settore.
C’è chi li incensa, come grande parte degli Stati Uniti, a tal proposito il Sindaco di Miami permetterà ai cittadini di pagare le tasse coi Bitcoin, la regina appunto delle crypto. In Cina è tabù, una minaccia da contrastare. In tutti i modi.
Il CEO di JPMorgan si scaglia ancora sulle monete digitali, esprimendo dubbi e timori sulla criptovaluta per eccellenza, a quella rappresentazione digitale di valore basata sulla crittografia, una risorsa digitale paritaria e decentralizzata.
Meglio il cash delle criptovalute: una protezione per l’inflazione
“Non mi interessa molto il Bitcoin. Penso che la gente ci sprechi troppo tempo e fiato. Ma sarà regolamentato. E questo lo limiterà in una certa misura. Ma se lo eliminerà, non ne ho idea e personalmente non mi interessa. Non sono un acquirente di bitcoin. Questo non significa che non possa salire di 10 volte di prezzo nei prossimi cinque anni”.
Dimon parlava di Bitcoin già nel 2017, quando in piena bolla speculativa di BTC, lo definiva una truffa e minacciava di licenziare i dipendenti della banca scoperti a fare trading di crypto. Solo qualche mese dopo, riflettendoci, il CEO di JPMorgan, una multinazionale statunitensi di servizi finanziari con sede a New York, una delle banche Big Four americane insieme a Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, considerata la più grande banca al mondo con una capitalizzazione di mercato di oltre 420 miliardi di dollari, cominciò a smussare gli angoli, addolcendo la pillola e definendo il suo disinteresse verso l’asset.
Anche lo scorso maggio Dimon continuò dritto per la sua strada: confermò la volontà di non investire personalmente in BTC, aggiungendo che era costretto a offrire prodotti collegati a BTC perché ai suoi clienti piacevano. Il numero uno della multinazionale nata sulle ceneri di Chase Manhattan Corporation fusasi con JP Morgan & Co, ormai vent’anni, non cambia idea nonostante i bitcoin stiano letteralmente volando in Borsa: sfondato il muro dei 40mila dollari, si sono assestate, nonostante qualche volatilità di troppo, intorno ai 42000 dollari. “E potrebbero arrivare a 420.000 fra cinque anni”. Nonostante questa stima, Dimon non investe. Perché?
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In base alla sue parole, la scelta di non puntare sui bitcoin sarebbe la predilezione verso il cash, considerato una protezione dall’inflazione. Che potrebbe portare la FED ad alzare inevitabilmente i tassi di interesse. Nel bilancio della JPMorgan, Dimon ha dichiarato di avere 500 miliardi di dollari in contanti e che avrebbero insistito ad accumularne altri, in modo da essere pronti e preparati ai tassi più alti dovuti all’inflazione. Il vecchio e sano conio, tangibile, ha ancora il suo fascino. Almeno per Dimon.