Dopo la caduta di un oggetto spaziale grande sulla superficie, il gigante del sistema solare sta registrando un aumento della tempesta chiamata “Macchia Rossa”.
L‘evento è stato visibile sia dall’Europa che dal Sud America ed è stato possibile assistervi per un mero caso. Infatti il pianeta più grande del Sistema Solare era sotto osservazione per un’eclissi di Sole che stava provocando un’umbra del satellite Io sul pianeta, quando improvvisamente è apparso un punto bianco sulla superficie.
Questo accadimento è stato fotografato e registrato da chi ha avuto la possibilità di osservare qualcosa di non così frequente nel nostro sistema, avvenuto alle 0:39 italiane del 14 settembre.
I video non consentono per ora di fare uno studio definitivo su quello che è successo, ma secondo Albino Carbognani, astronomo dell’osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio dell’INAF di Bologna, si è trattato con tutta probabilità di un asteroide di 30-40 metri di diametro o di una cometa di 50-60 metri. In questo caso, date le dimensioni del pianeta, non ci sono state conseguenza, anche per la sua conformazione gassosa, ma questo tipo di eventi fa parte del mutamento abituale nello spazio.
L’enorme tempesta “Macchia Rossa” ha aumentato la sua intensità su Giove
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La Grande Macchia Rossa è un tempesta di ben 16mila km di larghezza, superiore a tutta la Terra ed è osservata da oltre 150 anni, da quando i telescopi lo consentono. Hubble, il telescopio spaziale, la analizza da 20 anni, verificando i cambiamenti di quest’ultima. La NASA ha verificato che la velocità dei venti più periferici sta aumentando, mentre quella delle correnti interne sta diminuendo.
Per capire meglio cosa sta succedendo nel 2024 partirà la missione Europa Clipper, che si dedicherà all’analisi della luna Europa, per capire se sotto lo strato di giaccio superficiale ci sia la possibilità di sviluppare vita, ma sarà anche l’occasione per analizzare meglio lo stato di tutto il grande pianeta.
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Infatti grazie a Hubble e agli altri strumenti di osservazioni siamo in grado di raccogliere i dati più superficiali, ma ciò che avviene in profondità resta per ora un enigma. Alcuni studi degli ultimi anni sembrano indicare una riduzione dimensionale in corso della tempesta gioviana e il monitoraggio continuerà, coadiuvato dai dati raccolti con le prossime missioni indirizzate verso il gigante gassoso.