I nostri telefoni ci ascoltano? La risposta a questa domanda è stata data da un esperimento effettuato da Striscia la Notizia.
Durante un servizio effettuato da Marco Camisani Calzolari è stato effettuato un esperimento interattivo in televisione. L’obiettivo era di dimostrare che gli smartphone possono spiare i proprietari, raccogliendo dati fondamentali e spesso riservati che poi finiscono nelle mani dei grandi collettori di data base e rivenduti per fini di marketing.
Come oramai sappiamo questi sono il nuovo oro del XXI secolo: i nostri dati valgono più dei minerali preziosi perché consentono azioni mirate sulla nostra propensione all’acquisto riuscendo a superare le nostre “barriere difensive”. Conoscere a perfezione i nostri gusti e il nostro modo di vivere registrando alcune parole chiave, è fondamentale per chi vuole vendere un prodotto. Ovviamente tutto questo lede il nostro diritto alla riservatezza, ma purtroppo al 90% la colpa è nostra: quando autorizziamo alcune app ad accedere al microfono del nostro cellulare concediamo anche l’assenso all’ascolto.
Per questo Computer Magazine vi invita sempre alla massima attenzione a quello che fate una volta che volete caricare una nuova applicazione: leggete sempre quali sono le autorizzazioni che concedete e valutate i pro e i contro: la battaglia sulla privacy può essere decisiva.
Striscia “smaschera” i nostri smartphone: ci ascoltano e sanno tutto quello che diciamo
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Striscia la notizia ha chiamato un esperto informatico per effettuare il test confermando che i nostri telefoni ci ascoltano e lo fanno con sistemi sempre più accurati. L’inviato ha esclamato ad alta voce alcune frasi, invitando anche i telespettatori ad alzare il volume del televisore, avvicinando i propri smartphone all’audio e declamando questa frase: “Voglio un’automobile, mi serve un’auto nuova, una macchina per viaggiare, un’auto che consumi poco ma che abbia anche delle buone prestazioni”.
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Una volta conclusa la fase di ascolto il nostro cellulare invierà, nel caso in cui non siamo stati accorti, queste informazioni ad un server e poi ad un elaboratore di intelligenza artificiale che ottimizzerà i cookie pubblicitari proprio sulla nostra richiesta. Questo significa che nei prossimi giorni si riceveranno pubblicità relative ad automobili che magari non eravamo abituati a ricevere. Se non succede vuol dire che per fortuna nessuno vi ascolta oppure che gli inserzionisti non hanno comprato quelle parole chiave nei circuiti pubblicitari in cui siamo finiti.