Attraverso una ricerca sono state evidenziate violazioni della privacy degli utenti, quindi contro il regolamento GDPR, da parte delle smart tv: scopriamo insieme cosa sta accadendo, ecco tutti i dettagli.
Lo studio ha riguardato i canali delle principali emittenti, e sono state evidenziate delle violazioni anche gravi degli utenti che venivano spesso profilati senza che fornissero il proprio consesso. Come sottolinea Dday.it, “La maggior parte dei canali televisivi non rispetta la privacy degli utenti, in alcuni casi violando in maniera palese il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati Personali (il GDPR) europeo”, citando la ricerca realizzata dall’azienda di sicurezza informativa Sababa Security in collaborazione con l’Università di Twente e LP Avvocati.
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Le violazioni riguardano in particolare la Hybrid broadcast broadband TV (Hbb TV) e di solito le televisioni che la supportano propongono all’utente dei servizi interattivi, come ad esempio quelli ormai classici che permettono di riavviare una trasmissione, o accedere a contenuti extra proposti da un determinato canale. In particolare i problemi di privacy riscontrati hanno riguardo la personalizzazione degli annunci pubblicitari senza il consenso esplicito dell’utente, e inoltre, sembrerebbe essere difficile revocare tale consenso in qualsiasi momento. Sono stati inoltre rilevati pixel di tracciamento, invisibili all’occhio nudo, che permettono di scoprire se un utente sta ancora guardando quel canale o meno. Secondo Alessio Aceti, amministratore delegato di Sababa Security, si tratta di pratiche non affatto trasparenti e che coinvolgerebbero almeno il 70% dei canali presi in considerazione dalla suddetta ricerca. Sababa si è concentrata fra il febbraio e il maggio scorsi, su 16 canali italiani ma anche tedeschi e francesi fra Rai 1, Canale 5, La7, Radio Kiss Kiss, RDS, Real Time, RTL, Spike e Sportitalia. I ricercatori hanno quindi provato a non accettare l’informativa per cercare di capire se l’emittente proponeva ugualmente pubblicità personalizzate, ma anche accettare l’informativa e poi revocare il consenso.
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Altro test è stato effettuato sui tv Android: “Dopo aver acquisito i privilegi amministrativi del dispositivo – scrive Dday.it – hanno intercettato il traffico che veniva trasmesso verso l’esterno per comprendere che tipo di dati venivano inviati e a quali indirizzi”. E’ stato scoperto che nella maggior parte dei canali esiste un servizio di tracking prima ancora che l’utente abbia la possibilità di accettare o meno l’informativa. C’è poi la questione dei pixel di tracciamento di cui sopra, riscontrata in più della metà dei casi. “Alcuni sono disastrosi: manca l’informativa sulla privacy, non si può revocare il consenso o non sono onesti su quanti cookie raccolgono” commenta Aceti, senza comunque puntare il dito verso un singolo canale “Non è fatto in maniera voluta – conclude – la tecnologia che non è familiare per il broadcaster mentre, per esempio, Netflix nasce così, mandando i contenuti via Internet”.
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