Nuovo allarme sul buco dell’ozono sopra l’Antartide: il satellite Sentinel 5P ha rilevato che si è nuovamente allargato dopo alcuni anni di riduzione.
Il buco dell’ozono è una riduzione ciclica dello strato di ozono stratosferico (ozonosfera) che si verifica, principalmente in primavera sopra le regioni polari. La diminuzione può arrivare fino al 71% nell’Antartide e al 29% (2011) nella zona dell’Artide. La riduzione dell’ozono indica il generico assottigliamento dell’ozonosfera, una fascia della stratosfera che si è cominciato a studiare e rivelare a partire dalla fine degli anni settanta (stimata intorno al 5% dal 1979 al 1990).
Lo strato di ozono (O3) funge da filtro per le radiazioni ultraviolette: infatti assorbe del tutto la loro componente UV-C, e per il 90% la UV-B. Gli UV-A non risentono molto dell’atmosfera, ma d’altronde sono poco attivi biologicamente. Quindi la dose di radiazioni UV-B che raggiunge la superficie terrestre dipende inversamente dalla concentrazione di ozono in alta atmosfera. Le radiazioni UV-B possiedono un effetto sterilizzante per moltissime forme di vita, sono dannose per la pelle, potendo innescare la formazione di melanomi e altri tumori, e per gli occhi, causare una parziale inibizione della fotosintesi delle piante, con conseguente rischio di abbassamento delle capacità di alimentarsi da parte di tutto l’ecosistema, diminuzione dei raccolti compresa, e distruggere frazioni importanti del fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina.
Dal 1982 si è cominciato a studiare e misurare il fenomeno fino a scoprire nel 1985 che l’assottigliamento dello strato di ozono sopra le regioni polari aumentava di anno in anno. Sul finire del 1985, in seguito alla scoperta del fenomeno nella regione antartica (fenomeno rinominato comunemente “buco dell’ozono”), i governi mondiali ritennero necessario adottare delle misure per ridurre la produzione e il consumo dei gas Clorofluorocarburi (CFC), ritenuti in quegli anni gli unici responsabili dell’aumento dell’assottigliamento dell’ozono.
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Nel 2021 il buco ha raggiunto una dimensione maggiore rispetto al continente Antartico e una delle maggiori degli ultimi anni, secondo i rilevamenti del satellite Sentinel 5P, che fa parte del programma Copernicus gestito dall’Esa, l’agenzia spaziale europea e dall’UE. I dati, presentati in occasione della giornata internazionale per la conservazione dello strato di Ozono, confermano che il buco si forma ogni anni durante la primavera australe, tra agosto e ottobre e raggiunge il massimo proprio in questo ultimi periodo.
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Quest’anno, dopo una condizione iniziale piuttosto nella norma, è aumentato notevolmente parecchio la scorsa settimana ed è ora più grande del 75% rispetto alle misure rilevate in questo stesso periodo dell’anno a partire dal 1979. Lo strato ritorna alla normalità verso dicembre, ma quello attuale è uno dei più duraturi mai visti. Tuttavia il monitoraggio del buco va preso con cautela, visto che le dimensioni, la durata e le concentrazioni sono influenzati dai venti locali. Visto l’andamento attuale si prevede una sua chiusura definitiva entro il 2050.
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