Un neologismo figlio prevalentemente dei social. Un neologismo che si accompagna a mille sinonimi. Deepfake e i suoi derivati: fotoritocchi, immagini contraffatte e non verificate. Chiamatele come volete.
Il web spopola tanto di quella nuova tecnica che sfrutta l’intelligenza artificiale per sovrapporre in un video il volto di una persona ad un’altra, può essere usato per semplice goliardia, ma anche per scopi criminali gravi, nel mondo politico ma anche finanziario.
Grazie al deep learning, i volti di due persone vengono così sostituiti (face swapping), manipolando i video per far dire a chiunque tutto quello che si vuole, riproducendo la voce e sincronizzando il labiale. Come combatterli? Ad ogni azione, d’altronde, corrisponde una reazione uguale o contraria.
Esistono dei modi per verificare l’esistenza di un deepfake e, nel caso venga utilizzato per scopi non certi simpatici, segnalarlo. Basta andare su App Store, o Play Store, fa lo stesso. Ci si imbatte, per esempio, in TinEye, una società di ricerca e riconoscimento di immagini presente sul web con tanto di portale. “Siamo esperti in visione artificiale – si legge – riconoscimento di modelli, reti neurali e apprendimento automatico. La nostra missione è rendere le tue immagini ricercabili. Abbiamo creato un piccolo, eccezionale team con sede a Toronto. Forniamo soluzioni di ricerca e riconoscimento di immagini ai settori in cui la ricerca di immagini è fondamentale”. Il riconoscimento delle immagini di TinEye è utilizzato da milioni di persone e consente miliardi di ricerche in un’ampia gamma di settori.
Altro esempio da Fake Image Detector, un’applicazione che consente di identificare immagini false, ossia quelle che vengono alterate utilizzando software di manipolazione delle immagini come Adobe Photoshop o Gimp, i deepfake. Appunto. Il rilevatore di immagini false fornisce due metodi unici per rivelare la verità nascosta nella tua immagine: attraverso l’Analisi del livello di errore mediante la quale è possibile determinare se l’immagine è stata manomessa o meno, oppure attraverso l’analisi dei metadati, quei dati su dati incorporati dentro le immagini.
Veracity – Reverse Image Search, progettata da Dimitris Roilidis per Apple, con la quale si può eseguire la ricerca inversa di immagini. Su qualsiasi immagine, nota come “ricerca per immagine”. Permette di scoprire quale è il vero soggetto di una foto, dove esiste la stessa foto nel web (anche se ritagliata o modificata), elimina i profili sulle app social che utilizzano foto fake.
Dulcis in fundo Google, naturalmente. Su “Immagini” si può caricare direttamente la foto o l’url effettivo dell’immagine che si vuole verificare. Meglio sulla versione desktop, comunque, se non fosse che sullo smartphone non c’è la possibilità di caricare un’immagine nella barra della ricerca. Tant’è. Su cerca c’è lo strumento che cercherà tra tutte le immagini pubbliche, una corrispondenza con quella caricata.
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