Le affermazioni del ministro per la transizione ecologica Cingolani hanno gettato tutti nel panico. Il ministro infatti ha spiegato che a causa di diversi fattori, nazionali e internazionali, le bollette elettriche schizzeranno in alto del 40% già da ottobre.
Il Codacons ha calcolato che questo comporterà un aumento di 500 euro euro annue, che però potrebbero arrivare a 700 secondo il calcolo fatto dall’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Si tratta di un enorme aggravio per le famiglie italiane, che già nell’ultimo trimestre hanno vissuto un aumento che ha sfiorato il 10%.
Quindi, a partire dal 1° ottobre, l’Arera aggiornerà le tariffe trimestrali della corrente elettrica e del gas, quotandole ai costi di produzione e ai mercati internazionali. Facciamo un passo indietro, visto che, come detto, a luglio l’aumento era stato tamponato dal Governo con un extra gettito di 1,2 miliardi di fondo compensativo. Oggi invece si parla di un aumento verticale, che vede un’impennata del 20% per l’elettricità e del 30% del gas. Si parla di un +110 euro per la componente elettrica e di 281 euro per quella a gas. Codacons, l’associazione dei consumatori, accusa che questo aumento cadrà soprattutto sulle famiglie meno abbienti, ma non solo visto che ci sarà un incremento dei costi per le industri e le aziende, che ricadrebbe poi inevitabilmente sui prezzi al dettaglio.
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La soluzione dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Secondo il quotidiano La Stampa, sul tavolo ci sono 4 strade diverse da percorrere. La prima prevede comunque un aumento del fondo stanziato per calmierare l’aumento a quota 4 miliardi. Questi saranno utilizzati per tagliare gli oneri di sistema in bolletta, quelli non legati al consumo ma che comunque sono da pagare. L’idea è di spostarli sulla fiscalità generale, sulle tasse. Questo però sarebbe una sorta di “sconto” generico, per tutti, mentre è al vaglio una ulteriore misura di aiuto per le famiglie con un ISEE più basso di 20mila euro.
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Una parte del governo, spinta dal M5S vorrebbe che questi oneri di sistema siano pagati dalle tasse in maniera strutturale, ma i tecnici preferirebbero attendere il 2022, quando, si spera, l’Italia torni ad una situazione di normalità. Anche per questo sembra non avere futuro la soluzione presentata da Salvini sulla sterilizzazione dell’Iva. Infine l’ultima possibiltà è quella proposta dalla Spagna che ha deciso di assare le aziende produttrici di energia elettrica che, in virtù dei maggiori introiti dell’autunno, sacrificheranno parte dei ricavi per ridurre i costi delle bollette per gli utenti. Una strada che per il momento l’Italia non intende percorrere.
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