Presentato alle Giornate degli Autori durante il Festival di Venezia, TrastWest racconta con amore un quartiere di Trastevere inedito e ancora in zona rossa.
Di cosa parla TrasWest? Fin da subito riconosciamo il periodo: Aprile 2020. Il lockdown ha svuotato le strade di Roma (e non solo, del mondo) con immagini che abbiamo ormai imparato a memoria, le strade vuote, il silenzio quasi assordante, sembra un luogo irreale, una di quelle città fantasma che si vedono dopo le esplosioni, Roma sospesa nel tempo, come speriamo di non vedere più. Ivano De Matteo è un regista, attore e autore con 32 anni di carriera sulla schiena, che vive un altro giorno surreale (come li chiama lui) a Trastevere, storico quartiere ai piedi del Gianicolo, nella capitale italiana. Ivano si presenta in giro per commissioni, quelle permesse durante la chiusura del 2020, e sembra camminare in quello che somiglia ad un set cinematografico abbandonato. Non ha con sé una telecamera professionale, ma come tutti possiede uno smartphone, un iPhone XS di qualche anno fa per essere precisi.“Trastwest nasce per caso a Trastevere in un giorno di zona rossa, quando a piazza San Calisto mi sono trovato davanti la scena di un duello tra due persone armate di banane. Avevo lo smartphone in tasca, e ho cominciato a girare”. (fonte La Repubblica)
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Quando arriva l’ispirazione…
Non è la prima volta che De Matteo usa lo smartphone per filmare, ma questa volta è l’inizio di un’esperienza unica, che porterà alla nascita del cortometraggio Trastwest, un nome che lascia intendere già una trama di base, presentato alle Giornate degli Autori, una rassegna autonoma all’interno della Mostra del Cinema di Venezia. Nessuno si aspettava che venisse accettato un lavoro realizzato a mano libera (senza la stabilità di un supporto) perché “l’iPhone era come un prolungamento del mio braccio”, e interamente post-prodotto con iMovie. Esatto, l’app con funzioni base di montaggio video disponibile gratuitamente sui nostri iPhone. Certo, questo non vuol dire che sia stato un gioco da ragazzi: se da un lato la tecnologia a portata di mano lo ha aiutato, dall’altro De Matteo un po’ si è dovuto ingegnare per tutto: per alcune inquadrature dall’alto molto d’effetto “mi sono dovuto far prendere sulle spalle da un amico che fa palestra” racconta, e poi in fase di montaggio “con iMovie avevo solo tre font per i titoli, e in assenza di pennino facevo fatica a lavorare di precisione”. In assenza di un gimbal, lo stabilizzatore di cui vi parlavamo prima, si è dovuto inventare un modo per avere riprese fluide e non scattanti, al punto da dover girare alcuni pezzi in completa apnea “perché se respiri balla tutto”. Eppure il risultato c’è e colpisce dritto al cuore , specie ricordando che l’iPhone XS porta in dote una tecnologia ormai vecchia di tre anni.
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“Di solito non lavoro con il digitale – Confessa De Matteo – per una questione etica e per imporre maggior disciplina a me stesso e alla troupe. Se usi il digitale non hai limiti, mentre quando hai 30mila metri di pellicola, prendere o lasciare, significa che hai in media solo 5 ciak per scena e puoi girare solo quello che serve. Così ognuno è obbligato a fare meno e meglio – conclude – e ad esempio l’attore deve essere arrivare più preparato”. (tutte le dichiarazioni sono state prese in prestito da La Repubblica ndr)