Polemiche online su ProtonMail, che ha comunicato alle forza di polizia francesi l’indirizzo IP di un attivista ambientalista francese.
Il sito americano TechCrunch ricostruisce la vicenda che mette in cattiva luce il provider di posta elettronica che ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia. ProtonMail infatti basa la sua tecnologia sulla crittografia end-to-end, la stessa utilizzata da WhatsApp e Signal, ma si è trovata di fronte una richiesta avanzata dall’Europol, il coordinamento delle polizie europee e questo può dare una spiegazione della decisione presa.
Il CEO di Proton infatti ha spiegato sul blog ufficiale della società che comunque il server deve obbedire ad eventuali richieste delle forze dell’ordine locali. I documenti presentati dalle autorità erano vincolanti e così la conseguenza è stata la consegna dell’indirizzo IP dell’ambientalista.
Secondo i protocolli presenti anche sul sito di Proton, questo ultimo deve accettare le richieste delle forze dell’ordine nel caso di criminali esterni. Nel caso specifico si parla di un gruppo di attivisti che da tempo ha iniziato ad occupare edifici commerciali e appartamenti attorno a Place Saint Marte a Parigi per protestare contro la gentrificazione. Questo movimento si è rapidamente evoluto diventando un fenomeno allargato in tutta la Francia, ma sono in tanti ad essere perplessi, visto che non sembra ravvisare un crimine tale da smuovere ragioni di sicurezza nazionale.
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La società infatti si è detta molto preoccupata per il caso e ha ribadito di condannare l’uso di strumenti legali per crimini gravi come è accaduto in queste circostanze. Infatti le caselle di posta messe a disposizione, essendo criptate, non sono visibili nemmeno dal gruppo stesso, nè c’è la possibilità di risalire all’identità di chi le ha create. Infatti al momento della richiesta Proton non era a conoscenza di chi fosse il gestore della casella di posta, ma rimane un problema di fondo, stigmatizzato da tutti: Proton non può garantire un vero anonimato al 100%.
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Tutto questo nonostante il cavallo di battaglia sia proprio la protezione della privacy, visto che insieme alla casella di posta schermata viene proposto anche un VPN. Proton ha concluso spiegando di aver ricevuto fino ad ora 3572 richieste di informazioni sugli utenti da parte delle autorità, negandole in 750 casi, quindi le richieste accolte sono state 3017, sottolineando che la registrazione dell’IP degli utenti avviene solo in seguito alla richiesta dell’autorità giudiziaria.
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