A breve giungerà sulla Terra Rochette, la prima pietra raccolta su Marte da parte dell’ormai famosissimo rover della Nasa, Perseverance: vi spieghiamo tutto nel dettaglio.
Rochette rappresenta il primo campione che l’uomo, seppur a migliaia di chilometri di distanza, è riuscito a raccogliere sul pianeta rosso: dopo averlo messo da parte è stato sigillato, ed ora verrà spedito verso il mondo in cui noi viviamo per essere meglio studiato e analizzato. Rochette rappresenta un frammento delle rocce rinvenute presso il cratere Jezero, dove il rover dell’agenzia spaziale degli Stati Uniti è giunto a febbraio di quest’anno, 2021.
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La spedizione avverrà grazie al programma Mars Sample Return (Msr), che significa appunto il ritorno del campione di Marte, e che scatterà comunque fra qualche anno, precisamente a partire dal 2030. Si tratta di una missione tutt’altro semplice, come del resto qualsiasi che riguarda lo spazio, e a cui stanno lavorando congiuntamente la Nasa ma anche l’Esa, l’agenzia spaziale europea, e che permetterà per la prima volta da quando è partita la “conquista” di Marte, di toccare con mano un frammento marziano. Era il primo settembre quando il rover Perseverance comunicava attraverso il suo account ufficiale Twitter di avere fra le mani Rochette “I’ve got it” aveva scritto, che tradotto significa l’ho preso!. Una volta dato l’annuncio i frammenti sono stati poi inseriti in uno dei 43 tubi in titanio a corredo del rover e quindi appositamente sigillato. Si tratta di un primo piccolo step di una complessa missione della Nasa, come ricorda l’Agenzia Ansa, che si chiuderà solamente fra qualche anno con il trasporto appunto dei frammenti sulla Terra, la prima volta che resti di altri pianeta finiscono nel nostro mondo.
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“Per tutta la scienza della NASA, questo è davvero un momento storico”, ha dichiarato lunedì Thomas Zurbuchen, capo della direzione della missione scientifica della NASA, “Proprio come le missioni lunari Apollo hanno dimostrato il valore scientifico duraturo di restituire campioni da altri mondi per l’analisi qui sul nostro pianeta – ha proseguito – faremo lo stesso con i campioni raccolti da Perseverance come parte del nostro programma Mars Sample Return. Utilizzando gli strumenti scientifici più sofisticati sulla Terra, ci aspettiamo scoperte sbalorditive in un’ampia gamma di aree scientifiche, compresa l’esplorazione della questione se una volta esistesse la vita su Marte”. Così ha invece commentato Ken Farley, del California Institute of Technology di Pasadena: “Ottenere il primo campione è una pietra miliare. Quando riporteremo questi campioni sulla Terra, ci diranno molto su alcuni dei primi capitoli dell’evoluzione di Marte. Ma per quanto geologicamente intrigante sarà il contenuto del tubo campione 266, non racconterà la storia completa di questo luogo. C’è ancora moltoda esplorare e continueremo il nostro viaggio nei mesi e negli anni a venire”.
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