Coloro che fino a poco tempo fa erano soliti leggere i principali quotidiani italiani a gratis, senza spendere un euro, non potranno più godersi questo privilegio illegale: le autorità hanno infatti rintracciato i vari gruppi Telegram e WhatsApp dove si rendevano disponibile le “edicole” del giorno, ponendo fine a questo triste andazzo.
Forse non molti di voi sanno che sui social era possibile appunto leggere quasi ogni quotidiano nostrano fin dalle prime ore del mattino, e in forma totalmente gratuita. Da La Gazzetta dello Sport al Corriere della Sera, passando per Tuttosport, La Stampa e via discorrendo, ogni giornale veniva messo a disposizione in rete, e per leggerlo bisognava semplicemente scaricarlo, come un normale pdf. A dare vita a questa azione ovviamente illegale, di pirateria, in quanto contro i diritti dei proprietari, erano alcuni gruppi e canali su WhatsApp e Telegram, due fra le applicazioni di messaggistica più diffuse al mondo, che appunto ogni mattina permettevano la lettura dei quotidiani agli utenti presenti all’interno degli stessi gruppi.
WHATSAPP E TELEGRAM, CHIUSI I CANALE PER LEGGERE I QUOTIDIANI GRATIS: DANNO DA 250 MILIONI DI EURO ANNUI
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“Ci chiuderanno tutto, l’unica cosa che posso fare è svelarvi dove scarico i giornali e ognuno per la propria strada prima che finiamo tutti in mer*a”. Questo è soltanto uno dei messaggi intercettati dagli investigatori, come si legge su Repubblica.it, inerenti appunti i gruppi di cui sopra, dove, oltre ai quotidiani, si rendevano disponibili anche file mp3, quindi film, fumetti e riviste, tutti ovviamente in copie pirata. A scrivere il messaggio sarebbe uno degli amministratori dello stesso canale, che dopo aver capito di essere stato scoperto ha appunto voluto comunicare il tutto ai suoi utenti. Le indagini della procura di Bari erano scattate durante la primavera del 2020 dopo una segnalazione della Fieg, ed hanno permesso di identificare nove amministratori di altrettanti canali Telegram e varie chat, che ora sono finiti sotto inchiesta per violazione della legge sul diritto d’autore.
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Gli indagati sono uomini e donne di età compresa fra 20 e 59 anni, e risiedono nel Lazio, Puglia, Veneto, Sicilia, Marche, Campania. Il loro obiettivo era quello di fornire quotidiani gratuiti, inducendo poi gli iscritti ad acquistare prodotti di Amazon e a guadagnare dai click sui link: “lo scopo”, si legge nelle imputazioni, era quello “di guadagnare denaro attirando iscritti e inducendoli a perfezionare l’acquisto di prodotti Amazon”. I fatti contestati risalgono al periodo maggio 2018, agosto 2020, e il danno stimato al solo settore dell’editoria è stato in circa 670mila euro al giorno, pari a 250 milioni annui. “Non vi è dubbio – si legge ancora negli atti – che un fenomeno delle dimensioni di centinaia di milioni di euro di danno, presenta una gravità particolare perché incide sulla tutela costituzionale della libertà di pensiero, base di ogni democrazia”