Il bizzarro episodio la dice lunga sulla diffidenza che circonda ancora i veicoli zero-emission: “Potrebbe esplodere, cercalo su Google!”
Per qualcuno, la differenza tra un EV e una bomba ad orologeria, o meglio, a chilometraggio, non è poi così netta. Nonostante la crescente diffusione degli ultimi anni, i veicoli elettrici nascondono ancora troppi segreti nei confronti dell’opinione pubblica e non è affatto raro imbattersi in casi di diffidenza ai limiti del patologico.
E proprio uno di questi episodi si è verificato negli Stati Uniti, dove il signor Oliver James ha ritrovato la sua Tesla Model 3 nel garage del proprio condominio scollegata dal caricatore a cui l’aveva connessa dopo averla parcheggiata. Il motivo ha proprio a che fare con l’alone di sospetto che circonda gli electric vehicles, come spiegato nella nota che il padrone dell’auto ha trovato accanto all’ingresso per il charger.
Tesla, il pericolo di esplosione è reale?
“Un sovraccarico di energia con questo caldo farà esplodere la batteria, firmato un vicino preoccupato”, è scritto sul biglietto che James ha prontamente fotografato e postato su Facebook a testimonianza dell’acuta mancanza di fiducia verso le vetture zero-emission. Non solo, il vicino preoccupato (“concerned resident”) ha invitato il proprietario della Tesla a verificare le sue affermazioni: “Cercalo su Google!!!”, consigliando anche la parola chiave da inserire nel più popolare motore di ricerca di ricerca del mondo “Batteria Tesla esplosione”.
Se da una parte l’episodio risulta senz’altro buffo, dall’altra denota una totale ignoranza del funzionamento delle batterie ricaricabili. E non soltanto di quelle integrate nelle macchine elettriche, ma in qualsiasi dispositivo ricaricabile. Per dirne una, il tetto massimo di energia non può superare il 100% della capacità, rendendo impossibile il “sovraccarico di energia” che preoccupa tanto il vicino di casa del signor James. Per altro, spesso i padroni di un EV impostano la ricarica al di sotto del 100%.
Cosa dicono le statistiche ufficiali
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E ancora, la temperatura atmosferica era ben lungi dall’essere troppo alta. Una Tesla può tranquillamente effettuare le operazioni di rifornimento di energia a oltre 35 gradi centigradi, visto che la batteria è schermata al calore eccessivo. Per di più, James ha assicurato che il termometro non superava i 30 gradi.
Insomma, i veicoli elettrici non corrono rischi di incendio superiori a quelli alimentati dai combustibili fossili. Anzi, per tranquillizzare i clienti, la stessa Tesla ha pubblicato i dati sugli incidenti che coinvolgono le proprie automobili: un incendio ogni 205 milioni di chilometri percorsi. Ovvero oltre dieci volte di meno rispetto al dato delle macchine per così dire tradizionali, che prendono fuoco ogni 19 milioni di chilometri stando alle statistiche pubblicate dalla National Fire Protection Association (NFPA) e dal Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti. Due istituzioni certamente più affidabili di una semplicistica ricerca su Google, e che il concerned resident farebbe meglio a consultare per tranquillizzarsi.