Amazon intercetta e smantella un sito web di propaganda dell’Isis

Amazon contro Isis: 1-0. I sistemisti del servizio Web del popolare e-commerce hanno scoperto un sito, afferente all’Isis, che utilizzava i sistemi di hosting del network. E lo hanno smantellato con decorrenza immediata.

Amazon (Adobe Stock)
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In particolare, è stata Rita Katz, direttore esecutivo di SITE Intelligence Group, che monitora l’estremismo online, a scoprire il “misfatto” ed a mettere in pratica tutto quanto necessario a distaccare Amazon dal sito estremista.

Amazon pro estremismo Isis? No, grazie

Amazon (Adobe Stock)
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Il sito in questione era di proprietà del gruppo editoriale Nida-e-Haqq, affiliato allo Stato islamico, che pubblicava sul portale contenuti in lingua urdu, parlata in particolare in Pakistan, ma anche in alcune zone dell’Afghanistan. Alcune di queste pubblicazioni riguardavano lo Stato islamico del Khorasan, il ramo del gruppo terroristico che ha rivendicato l’attacco di Kabul.

Sul sito infatti è stato anche celebrato l’attentato suicida all’aeroporto di Kabul costato la vita a oltre 170 persone tra cui 13 militari Usa. La notizia è stata riportata anche dal quotidiano Washington Post (anche la pubblicazione, come Amazon, è di proprietà di Jeff Bezos) che ha rivelato ad Amazon l’utilizzo della tecnologia aziendale per la promozione dell’estremismo islamico.

Il portale che ospita tutti i siti Internet afferenti alle tecnologie Amazon si chiama Amazon Web Services (AWS). La sua politica aziendale prevede un divieto assoluto di collaborazione con gruppi terroristici, divieto che è stato aggirato da Nida-e-Haqq (sembra già dallo scorso mese di aprile) e che grazie alle indagini della Katz ha visto lo smantellamento del portale.

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«A seguito di un’indagine, abbiamo disabilitato un sito Web che era collegato a questa app, in quanto violava la politica di utilizzo di AWS ». Con queste parole il portavoce di Amazon Casey McGee ha comunicato la notizia, specificando che questa politica vieta ai clienti di utilizzare il servizio di cloud computing «per minacciare, incitare, promuovere o incoraggiare attivamente la violenza, il terrorismo o altri gravi danni».

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«E’ semplicemente strabiliante che anche dopo tutti questi anni, l’ISIS possa ancora trovare un modo per sfruttare una società di hosting come Amazon – ha fatto eco Rita Kats in merito all’accaduto – Naturalmente, dovremmo presumere che l’ISIS sarà sempre alla ricerca di modi per aggirare i protocolli di sicurezza, ma questa app non ha nemmeno cercato di rimanere di basso profilo. E’ pieno di affermazioni ufficiali dell’ISIS, media e loghi delle armi mediatiche dell’ISIS, sfacciati e chiari come il giorno. Questa app è stata chiaramente creata per mantenere vivi e distribuiti online i messaggi dell’ISIS».

 

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