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Gaming

Dal caso Fortnite emergono informazioni su come Google cercò di accaparrarsi il mondo dei gamers

In un angolo Epic Games, ex Potomac Computer Systems ed Epic MegaGames, una casa di sviluppo di videogiochi situata a Cary, nella Carolina del Nord, nota soprattutto per aver sviluppato uno deli gamer più famosi al mondo: Fortnite. Dall’altra parte dell’angolo Google, un nome che evoca un’iperbole, il più conosciuto motore di ricerca, il sito dei sito. I due pesi massimi tornano in mezzo al ring, dopo le nuove indiscrezioni su caso Fortnite.

Google, il sito più cliccato al mondo. Il suo nome è un’iperbole (Adobe Stock)

Google ha cercato, in maniera più o meno lecita, questo sarà compito dei giudici stabilirlo visto che la battaglia fra i due colossi è finita in tribunale, di accaparrarsi il mondo dei gamers, almeno secondo un documento di visione di 70 pagine esplicitamente confidenziale, soprannominato “Games Futures”.

Epic Games di traverso, rivelato il piano di Google

Google, la battaglia con Epic Games è finita in tribunale (Adobe Stock)

In pochi prima d’ora pensavano a Google come a una società di giochi, nonostante Big G abbia in mano Android, una delle piattaforme di gioco più grandi al mondo. Ma il colosso di Mountain View aveva un piano per cambiare queste ordine di cose già dall’ottobre 2020, quando sviluppò la missione di creare una piattaforma universale, basata chiaramente su Android, grazie alla quale i player potessero usufruire dei loro prodotti su qualsiasi dispositivo. Tra gli obiettivi di Google vi era infatti quello di supportare non solo Windows, ma anche MacOS.

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Sempre secondo l’ultimo documento emerso, gli sviluppatori avrebbero avuto delle agevolazioni per pubblicare i loro prodotti su Android, fra queste la messa in commercio di un controller universale ed economico compatibile anche con i televisori. Google aveva un piano quinquennale per creare “la più grande piattaforma di giochi del mondo”, un unico luogo in cui possono rivolgersi i giocatori su più schermi, inclusi Windows e Mac, oltre a display intelligenti, tutti collegati tra loro dai servizi Google e da questo fantomatico “controller di gioco portatile universale a basso costo” che i player avrebbero potuto abbinare a qualsiasi dispositivo.

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Il piano di Google aveva subito una forte accelerazione quando Big G decise di staccare la spina dai suoi studi di gioco originali, per Google Stadia: una piattaforma di cloud gaming, sviluppat e rilasciata il 19 novembre 2019, grazie alla quale era possibile giocare in streaming su vari dispositivi, accessibile esclusivamente tramite internet con una connessione minima consigliata di 10 Mbps.

Eppure, il documento redatto suggerisce che per iniziare questo percorso, Google dovrebbe prima portare “giochi emulati, nativi e in streaming” su Windows, qualcosa che non sembra più inverosimile: Microsoft, infatti, ha appena annunciato che le app Android faranno parte di Windows 11, certamente con l’Appstore di Amazon come partner iniziale. Se Google sta effettivamente andando in questa direzione, cercherà di affermare il suo marchio Play Games come una “destinazione di giochi indie”, portando circa 100 dei “migliori giochi per dispositivi mobili Android” su PC, richiedendo agli sviluppatori di supportare controller e piattaforme multiple e imponendo prezzi minimi in modo da attirare giochi “super premium” sulla piattaforma.

Epic Games, però, sta intralciando non poco gli ambiziosi piani di Google, con una causa per Fortnite da aula di tribunale. Da qui la rivelazione del super documento: lo scontro fra titani continua. Senza esclusioni di colpi.

Antonino Gallo

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