Nuovo attacco hacker ad un sistema regionale italiano: stavolta è toccato alla sanità toscana tramite un virus che ha bucato il sistema.
Mentre il Lazio sta lentamente ripristinando i propri sistemi informatici dopo il devastante attacco ransomware che ha paralizzato tutta l’attività di assistenza in regione, arriva dunque la notizia di un nuovo tentativo, sempre contro un’istituzione locale. Un virus ha quindi superato le barriere dei sistemi di sicurezza dell’Agenzia regionale di Sanità della Toscana, riuscendo a distruggere diversi file in più macchine.
Si tratta, da quanto dichiarato, di informazioni legate a dati epidemiologici, ma sembra che per fortuna non siano stati intaccati dati sensibili. Il fatto è avvenuto nella notte tra martedì 17 agosto e mercoledì 18 agosto e nuovamente è un ransomware, un virus che oscura i dati per poi permettere all’attaccante di chiedere un riscatto in denaro, spesso criptovalute non tracciabili.
Il sistema di sicurezza è subito intervenuto, e fortunatamente non è nata una situazione simile a quella del Lazio. Dai controlli è apparso chiaro che non sia stato un vero e proprio attacco informatico, ma di un virus che ha superato alcune barriere. Fortunatamente i file danneggiati sono di carattere statico, quindi non è andato perso nulla di sensibile. Come ha sottolineato il coordinatori Fabio Voller, l’Ars gestisce quotidianamente i virus, ma questa volta è riuscito ad entrare. Il programma è stato bloccato è sono già iniziate le procedure per ripristinare il materiale.
Attacco ransomware alla sanità della Regione Toscana: meno danni rispetto al Lazio
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Vale la pena ricordare quello che è accaduto il primo agosto, quando un pesante attacco hacker, sfruttando il portatile di un dipendente di Lazio Crea connesso in remoto, è riuscito a penetrare nei sistemi di sicurezza bloccando del tutto i sistemi. Si sono paralizzate le prenotazioni ai vaccini, l’accesso alla sanità, ma non solo: tutti i servizi ai cittadini si sono fermati. In questo caso però parliamo di un attacco su larga scala che è riuscito a bloccare milioni di file con dati sensibili sia di cittadini che degli enti pubblici. Naturalmente è arrivata anche una richiesta di riscatto, che però non è stata pagata. La regione Lazio ha impiegato diversi giorni per riportare tutto alla normalità.
In questo caso lo smart working è l’anello debole di tutta la catena di sicurezza. Mentre gli uffici interni sono protetti da sistemi avanzati di firewall, ovviamente da casa non abbiamo lo stesso standard di protezione e questo facilità l’accesso dei malintenzionati che poi bloccano e “rapiscono” tutti i dati delle aziende.