Colpo pesantissimo per Google, che perde la causa contro il produttore di speaker Sonos: il gigante ha copiato ben 5 brevetti.
Si tratta veramente di Davide che batte Golia. Un giudice americano ha emesso una sentenza di condanna contro la multinazionale di Mountain View, giudicata colpevole di aver violato ben cinque brevetti legati alla tecnologia di altoparlanti utilizzata da Sonos.
Tutto nasce dalla denuncia del piccolo produttore, che ha portato in giudizio Google, colpevole di aver prima copiato e poi venduto prodotti con tecnologie proprietarie di Sonos dentro altoparlanti, laptop e addirittura sugli smartphone Pixel. Nonostante la citazione sia del 2020, la violazione ha una data decisamente anteriore e risale al 2013, quando le due società collaborarono per sviluppare Google Play Music. Al momento della rottura Google ha continuato ad utilizzare brevetti riservati, andando in violazione della legge.
Non c’è solo Google coinvolto, visto che anche Amazon sarebbe responsabile delle stesse colpe, ma per ora Sonos si è concentrata solo su un big tech. Google ha risposto prontamente con una controdenuncia che a sua volta contestava a Sonos di aver rubato 5 brevetti riguardanti a reti mesh, cancellazione dell’eco, gestione del DRM, notifiche dei contenuti e personalizzazione della ricerca.
Come prima mossa Sonos ha chiesto alla US Internationale Trade Commission, commissione che si occupa proprio di commercio – di fermare le importazioni di altoparlanti Google Home, dei sistemi Chromecast e di telefono e computer Pixel. Tutti questo prodotti vengono infatti fabbricati in Cina e poi inviati negli Usa.
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La prima sentenza, per ora preliminare, ha dato ragione a Sonos: la US International Trade Commission ha accettato le tesi del piccolo produttore affermando che Google ha violato il Tariff Act del 1930. Questa legge vuole prevenire la concorrenza sleale, come ad esempio l’importazione di prodotti che violano brevetti esistenti negli Stati Uniti. Per ora non sono stati forniti i dettagli e va ricordato che non è una sentenza definitiva, perché per esserlo deve essere approvata da tutta la commissione. La data cardine è quella del 13 dicembre e, se dovesse confermare quanto detto, vieterebbe l’importazione dopo 60 giorni.
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Google si difende con forza e ribadisce di non utilizzare tecnologia Sonos, che a sua volta ha rilanciato accusando il big tech di essere un violatore seriale, con oltre 150 brevetti utilizzati senza autorizzazione.
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