A guardarli fanno impressione, sembrano umani e invece sono due robot umanoidi. Sono stati progettati e realizzati dalla Boston Dynamics e sanno correre, saltare, fare salti mortali e addirittura fare parkour in coppia. Un’invenzione che ha dell’incredibile.
Atlas, il robot umanoide di Boston Dynamics, è “quasi” perfetto. Così dicono in azienda. Cosa gli manca? Un po’ più di indipendenza nel gestire gli ostacoli e i movimenti. Ma a parte questo, già ora nulla da eccepire, e il video in cui i due gemelli si vedono fare parkour fra travi e ostacoli, lo dimostra.
Atlas, il robot del futuro della Boston Dynamics
La Boston Dynamics è una società di ingegneria e robotica meglio conosciuta per lo sviluppo di BigDog, un robot quadrupede progettato per l’esercito statunitense, con il finanziamento del DARPA, e per il DI-Guy, un software molto realistico per la simulazione umana.
I robot umanoidi che abbiamo visto nel video sono progettati affinché in futuro possano essere sempre più assimilabili, nei movimenti e nelle funzioni, agli umani, in modo da poterli utilizzare per i più disparati scopi commerciali. E’ per questo che, sebbene non sia verosimile che un robot faccia un salto mortale in una condizione “normale”, i tecnici della Boston Dynamics stanno dando ai due automi la più vasta gamma di movimenti possibili.
Il capo del Team Atlas alla Boston Dynamics, Scott Kuindersma, ha espresso la sua in merito a questo progetto. «Gli umanoidi sono interessanti da un paio di prospettive – ha dichiarato – In primo luogo, catturano la nostra visione di un robot del futuro che va ovunque e fa qualsiasi cosa. Potrebbe non essere il miglior design per un compito particolare, ma se volessi costruire una piattaforma in grado di eseguire un’ampia varietà di attività fisiche, sappiamo già che una forma umana è in grado di farla».
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Kuindersma spiega anche il perché della prova con il parkour, un’attività che richiede ad Atlas di mantenere l’equilibrio in diverse situazioni e passare da un comportamento all’altro in modo diretto, senza interruzioni.
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«Dal punto di vista tecnico gli umanoidi presentano diverse sfide che accogliamo con favore come team di ricerca – ha detto lo scienziato – La loro combinazione di dimensioni e complessità crea compromessi nella progettazione dell’hardware in relazione al rapporto tra resistenza e peso, tempo di esecuzione, gamma di movimenti e robustezza fisica. Allo stesso tempo, il nostro team deve creare algoritmi in grado di ragionare sulla complessità fisica di queste macchine per creare un ampio insieme di comportamenti coordinati e ad alta energia. In definitiva, spingerci al limite su un robot umanoide come Atlas spinge l’innovazione hardware e software che si traduce in tutti i nostri robot».