Gli scienziati sembrano aver individuato la chiave nel microbiota intestinale dopo alcuni esperimenti sui topi.
Interessanti novità nel campo della ricerca scientifica, che faranno sicuramente felici moltissimi di noi. Alcuni ricercatori sembrano aver infatti trovato il modo per rallentare l’invecchiamento del cervello, a partire da alcuni esperimenti condotti sui topi. Prima che gli studi trovino applicazione nel campo degli esseri umani, però, dovrà passare ancora molto tempo, in ogni caso possiamo anticiparvi che la chiave di volta è stata individuata all’interno dell’intestino.
Non è la prima volta in assoluto che l’argomento viene affrontato: già alla fine dell’Ottocento il biologo e immunologo russo Elie Metchinkoff, che all’epoca aveva più o meno cinquant’anni, prese in considerazione il meccanismo della fagocitosi batterica, tesi che qualche anno più tardi, nel 1908, gli sarebbe valsa la vittoria del premio Nobel nella Medicina a pari merito con il collega tedesco Paul Erlich, anch’egli immunologo e pioniere nel campo della chemioterapia.
Adesso il mirino è stato puntato sul microbiota intestinale, visto che in quel segmento dell’apparato digerente i batteri sembrano giocare un ruolo decisivo per lo stato di benessere generale dell‘organismo umano. Metchinkoff era fermamente convinto che le popolazioni dell’Europa orientale godessero di un’aspettativa di vita molto più lunga in virtù di una dieta che comprendeva un alto quantitativo di cibi fermentati, che tra i loro “ingredienti” prevedono un’alta concentrazione di batteri dell’acido lattico. Ancora oggi sulle tavole dei russi ad esempio troviamo il kefir, bevanda tanto amato presso le regioni del Caucaso e più in generale dell’ex-Unione Sovietica, ma basta recarsi in Bulgaria per constatare come tra gli alimenti cardine sia apprezzatissimo lo yogurt, che altro non è che la proiezione “futura” di questi studi sull’interazione batterica.
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Ad appendice dei suoi lavori iniziali il premio Nobel Elie Metchnikoff cominciò a preoccuparsi con continuità dell’invecchiamento, così deviò dall’immunologia alla geriatria, spostando il focus delle sue ricerche sul microbiota intestinale. Oggi naturalmente le sue supposizioni sono state arricchite da oltre un secolo di progresso in materia, e si è scoperto che varie patologie e malattie attuali siano causate da una immensa varietà di trilioni di batteri.
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Il vicepresidente per la ricerca e l’innovazione dell’University College di Cork, in Irlanda, John Cryan, ha raccontato alla rivista The Conversation come dagli studi effettuati risulti che con l’avanzare dell’età anche la composizione del microbiota cambi notevolmente Analizzando però il parallelo processo di invecchiamento del cervello. Poco sapevamo invece sull’invecchiamento del cervello, si può riscontrare come ansia e declino cognitivo siano strettamente correlati a problematiche di tipo intestinali, una volta risolte le quali forse potranno scomparire del tutto.