Ora è Honor nel mirino del Governo USA. Non si ferma la sete di ban per gli Stati Uniti, che dopo il durissimo colpo inflitto a Huawei, hanno ora nel mirino un altro colosso tech cinese.
Potrebbero clamorosamente rivelarsi vani i tentativi di Huawei di salvare almeno una costola della sua realtà aziendale. Dopo il ban imposto dagli USA e che ha colpito duramente il colosso cinese, costringendolo ad uscire da qualsivoglia classifica di vendita mondiale, sembra che il prossimo obiettivo degli Stati Uniti ora sia la sua costola Honor.
Era l’inizio del 2021 quando Huawei, con un colpo di coda, si staccava per sempre dalla sua creazione Honor, con la giustificazione di salvarla per non trascinarla negli abissi dopo il ban degli Stati Uniti. Oggi, a qualche mese di distanza, le cose potrebbero cambiare radicalmente. A parlarne il rapporto del South China Morning Post, che cita alcuni politici repubblicani guidati da Michael McCaul, membro della commissione per gli affari esteri.
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Ebbene i repubblicani starebbero facendo grosse pressioni per portare Honor nella cosiddetta Entity List che ha visto Huawei e per un periodo Xiaomi tra i suoi protagonisti. Questo significherebbe, così come avvenuto per Huawei, l’impossibilità di fare e chiudere accordi con realtà aziendali statunitensi per la produzione di hardware e software da destinare ai loro dispositivi.
L’accusa, così come avvenuto per Huawei durante l’amministrazione Trump, è di minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, a causa dei legami passati con Huawei. Così McCaul ha commentato la vendita dell’azienda ad inizio anno, mossa strategica per togliersi di dosso gli occhi degli Stati Uniti ed evitare il possibile ban, che oggi più che mai è una minaccia concreta per il futuro della giovane azienda di Shenzen.
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“La vendita dell’azienda è stata una mossa politica, non economica” – ha dichiarato McCaul in un’udienza al Dipartimento del Commercio. “L’accesso alla tecnologia americana pone le stesse preoccupazioni in merito alla sicurezza del Paese“. Dunque la vendita che ha portato nelle casse Huawei oltre 15 miliardi di dollari potrebbe rivelarsi una mossa inutile. Il ban degli Stati Uniti incombe su Honor tanto quanto fu per Huawei e che, se dovesse rivelarsi definitivo, significherebbe la fine anche per la costola del colosso cinese.
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