“Aiutare la ricerca sul cancro? Si può fare a occhi chiusi. Non è un modo di dire, ma la nuova brillante idea di Fondazione Vodafone. Tutto ciò che serve è uno smartphone, un caricabatterie, l’app DreamLab e qualche buona ora di sonno“. E’ così che AIRC presenta la nuova iniziativa congiunta tra l’associazione e Vodafone, sul suo sito ufficiale. Ma di cosa si tratta?
“Dopo aver scaricato la app e collegato il telefono al caricabatterie, basterà attivare DreamLab per far sì che la potenza di elaborazione dello smartphone sia messa a disposizione della ricerca, in modo da velocizzare i complicatissimi calcoli che sono sempre necessari al giorno d’oggi per gli studi oncologici. Fondazione Vodafone ha già lanciato l’app nel Regno Unito, in Australia e in Nuova Zelanda, e in Italia ha messo l’app al servizio del progetto Genoma in 3D di IFOM, l’Istituto FIRC per l’oncologia molecolare“.
Ecco come funziona il progetto DreamLab di Vodafone e AIRC. DreamLab, ideata e sviluppata da Fondazione Vodafone, è l’app gratuita che consente a chiunque abbia uno smartphone di contribuire alla ricerca in campo medico, semplicemente dormendo.
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La potenza di calcolo degli smartphone – normalmente impiegata per posta elettronica, app, streaming di video o musica – è infatti una risorsa inutilizzata di notte. Quando lo smartphone è inutilizzato e collegato alla rete elettrica, DreamLab scarica piccoli pacchetti di dati e li restituisce ai ricercatori una volta elaborati.
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Il calcolo distribuito riduce infatti drasticamente il tempo necessario per l’analisi di grandi quantità di dati. In questo progetto si prevede di usare in totale circa 2.400.000 ore di calcolo sui cellulari: se con un computer con un processore a “otto core”, attivo 24 ore su 24, sarebbero necessari circa 12.500 giorni, con una rete di soli 1.000 smartphone, attivati per sole sei ore a notte, il tempo necessario si riduce di circa 30 volte.
«Finora la maggior parte della ricerca molecolare sul cancro si è concentrata sulle mutazioni che riguardano la porzione di DNA codificante per le proteine. Questa porzione, però, rappresenta solo una piccolissima parte del nostro DNA, circa il 2 per cento. Il restante 98 per cento contiene, tra le altre cose, istruzioni che servono a regolare se e quando i geni codificanti devono essere attivati, per fabbricare le rispettive proteine, e in che misura lo devono fare». E’ con queste parole che Francesco Ferrari, a capo del progetto di ricerca e responsabile del laboratorio di genomica computazionale di IFOM, spiega come il progetto Genoma in 3D punti a caratterizzare in modo accurato la struttura tridimensionale del DNA.
Per svolgere questo tipo di analisi servono strumenti bioinformatici e statistici molto potenti. E’ qui che entra in campo DreamLab. Più alto sarà il numero di utilizzatori di smartphone che aderiranno al progetto, maggiore sarà la velocità di calcolo a disposizione dell’analisi dell’enorme quantità di dati sull’architettura 3D del DNA. “I risultati ci aiuteranno a interpretare il significato delle mutazioni nelle regioni non codificanti del genoma in pazienti con tumore” conclude Ferrari. All’inizio il progetto si concentrerà sul tumore del seno, uno dei più diffusi, per poi passare ad altri tipi di neoplasie come quelle del polmone e del pancreas.
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