Sono operativi in Italia i primi droni adibiti al trasporto di organi umani. Il progetto ha origini in quel di Torino e si chiama INDOOR, gioco di parole e acronimo di usINg Drones fOr Organ tRansplantation.
Obiettivo, appunto, trasferire gli organi attraverso l’utilizzo di droni, o meglio “aeromobili a pilotaggio remoto”, come si chiamano in gergo tecnico. L’idea è stata promossa dalla Fondazione D.O.T (Donazione Organi e Trampianti) in collaborazione con il Politecnico di Torino, la Città della Salute, l’Università di Torino e vari enti regionali come il Centro Nazionale Trapianti (CNT) e il Centro Regionale Trapianti (CRT). A questo gruppo autorevole si sono poi affiancati l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), il PIC4SeR (PoliTo Interdepartmental Center for Service Robotics), e infine la ProS3, azienda specializzata nella progettazione di sistemi aerei a pilotaggio remoto e Mavtech.
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L’idea dei droni che trasportano organi arriva dagli Stati Uniti, dove due anni fa circa è nato appunto un progetto simile che ha riscontrato un buon successo, di conseguenza, si è deciso di emularlo anche nel nostro Paese, e precisamente in Piemonte, la prima regione italiana a testare questo tipo di metodo, che si spera, possa portare ad un miglioramento della sanità. In particolare la fondazione D.O.T. Mira a creare una sinergia fra la scienza, la tecnologia e la mobilità, e che permetta di rendere più veloce ed efficace il trasferimento di organi e materiale biologico fra le varie strutture ospedaliere, riducendo i tempi di trasporto, i costi, e nel contempo, salvaguardando, ovviamente, la qualità e la conservazione del prodotto trasportato.
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“In questo progetto – le parole del professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – ci si propone anche di mettere a punto il trasporto tramite droni dei reni da trapiantare. Questi organi, solitamente prelevati da équipe locali dei diversi ospedali del Piemonte, devono essere trasferiti direttamente ai centri di trapianto: la movimentazione di provette ed organi avviene abitualmente su gomma, con i limiti di tempo e di imprevisti dovuti al traffico. Per quanto efficienti ed efficaci questi ‘mezzi’ possono presentare delle criticità e la possibilità di sperimentare nuove soluzioni di trasporto non solo apre interessanti scenari, ma rappresenta una sfida che ci sentiamo di intraprendere per aumentare la sicurezza e la qualità dei nostri e di tutti i pazienti in attesa di un trapianto”.
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