I numeri del 2020 fanno riflettere, sempre più italiani preferiscono utilizzare servizi illegali piuttosto che rivolgersi a piattaforme lecite.
I dati sulla pirateria informatica e l’IPTV sono sconvolgenti: sempre più persone difatti si rivolgono a servizi di streaming illegale preferendoli alle piattaforme lecite. Solo nel 2020 ben undici milioni di italiani hanno usufruito di schede pirata sottoscrivendo due milioni di abbonamenti al famigerato “pezzotto“. Un panorama non proprio confortante, anche se in realtà, va ammesso, il numero degli illeciti commessi è in calo rispetto agli anni precedenti.
Stiamo parlando del 21% degli italiani, circa un quinto della popolazione totale: tanti sono quelli che hanno usufruito di servizi IPTV illeciti per guardare serie tv, film e un’innumerevole serie di eventi sportivi in diretta. I dati sono stati forniti da un rapporto stilato dalla multinazionale (con sede a Parigi) specializzata in ricerche di mercato e consulenza IPSOS e girati alla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV).
Dal dossier emerge che nel 2019 la fascia di persone che si rivolgeva allo streaming illegale era “solo” il dieci percento, numero che poi è cresciuto comprensibilmente durante il periodo di lockdown, quando un maggior numero di ore trascorse giocoforza a casa ha suggerito a molti cittadini di intrattenersi alla tv per ovviare alla mancanza di occasioni sociali.
La “quarantena” forzata ha fatto salire al 19 percento il numero di clienti di servizi di streaming illegale, in generale, però, il numero “visioni” illecite nel 2020 rispetto all’anno precedente è sceso a 57 milioni nel bimestre medio (nel 2019 erano 69 milioni) con picchi del 38% tra i cittadini che hanno compiuto almeno 15 anni.
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A far gola naturalmente è sempre di più il calcio, piatto principale della domenica degli italiani e adesso anche del sabato, del lunedì sera e di qualunque altro giorno della settimana (è passato dal 10 al 14 percento), mentre l’interesse per film e serie tv va leggermente scemando con cali del sei e del tre percento rispetto al 2019.
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Il segretario generale di FAPAV Federico Bagnoli Rossi sostiene che” non si può più rinviare la collaborazione fattiva di tutti i soggetti che operano sul web a vario titolo e che devono essere responsabilizzati al fine che si possa operare in un ambiente digitale che sia realmente competitivo per chi investe nella produzione e distribuzione dei contenuti audiovisivi”, auspicando inoltre l’incremento delle tecnologie impiegate nella lotta alle IPTV per fermare la piaga dello streaming di contrabbando.
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