La nostra privacy garantita ad ogni messaggio: Signal e la sua importanza

L’applicazione di messaggistica Signal ha guadagnato un sacco di consensi, e soprattutto di utenti, nell’ultimo anno, in particolare grazie alla questione privacy.

Signal e la questione privacy (Foto Grazia)
Signal e la questione privacy: cosa sta succedendo (Foto Grazia)

In un momento storico dove l’argomento è fortemente d’attualità, l’applicazione sviluppata da Open Whisper Systems, si è guadagnata un’ottima fetta di mercato, facendo tremare giganti come WhatsApp e Telegram, grazie anche allo sponsor d’eccezione di Elon Musk. C’è però il rovescio della medaglia, ovvero, il fatto che l’eccessiva privacy di Signal possa rappresentare un problema in particolare, ad esempio, alle forze dell’ordine, che non possono accedere ai messaggi della stessa o ai suoi metadati, e di conseguenza sono numerose le nazioni che hanno condannato il software, come ad esempio la Cina, dove l’applicazione è stata bloccata dal mese di marzo 2021, ma anche nazioni ben più democratiche come gli Stati Uniti, la Francia, e anche alcune associazioni dei minori.

Signal, il punto sulla privacy (Foto Scenari Economici)
Signal, il punto sulla privacy: i dettagli (Foto Scenari Economici)

SIGNAL E LA PRIVACY, UN AIUTO ALLE CAUSE NOBILI DEL MONDO

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Sulla questione ha cercato di porre una lente d’ingrandimento il quotidiano Repubblica, che commenta: “È innegabile che i criminali possano sfruttare la privacy offerta da Signal, ma leggere la questione attraverso una sola lente offre una prospettiva decisamente distorta: avremmo accettato, prima di Internet, che la polizia aprisse e leggesse ogni lettera inviata per posta solo perché avrebbe potuto contenere comunicazioni criminali? Probabilmente no”. Tra l’altro Signal permette protezione a chi cerca la privacy per motivi nobili, si pensi ad esempio agli attivisti di Hong Kong, repressi dal regime cinese, ma anche ai supporter del movimento Black Lives Matter, in difesa dei diritti degli afroamericani, o ancora, i manifestanti in Myanmar, che da mesi stanno morendo per ribellarsi al colpo di stato portato a compimento dai militari locali.

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Questi sono solamente alcuni esempi di persone che hanno utilizzato l’app cifrata di messaggistica per comunicare fra di loro e organizzare la propria risposta in piazza. Anche le Nazioni unite hanno raccomandato, giusto per citare un altro caso, l’utilizzo di Signal per inviare a giornalisti e ogn le prove di abusi commessi da regimi totalitari. Il problema della privacy non è comunque cosa nuova per l’app, visto che già nel 2016, quando la stessa non era di certo nota come ora, la FBI citò in giudizio l’azienda obbligandola a fornire i dati di una persona. Una situazione che per certi versi è paradossale visto che Signal è l’unica piattaforma che non raccoglie alcun dato sui propri utenti, mentre Telegram, che da sempre viene associata al concetto di privacy, ne raccoglie 3, con WhatsApp che arriva a 9 e Facebook Messenger a 14: “Questo significa – scrive Repubblica – che non solo nessuno può conoscere il contenuto dei messaggi, ma nemmeno quanti ne sono stati inviati, da chi, dove o a che ora”. In conclusione, se qualcuno cerca un programma di messaggistica dove le proprie conversazioni siano il più sicuro possibile e lontane da occhi indiscreti, bhe, Signal è l’opzione a mani basse migliore, nel bene e nel male…

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