Secondo un’indagine adesso gli agenti U.S.A. sarebbero passati ad utilizzare software forniti da aziende private senza effettuare i necessari controlli.
Quello del riconoscimento facciale, ne abbiamo già parlato in altre occasioni, è un problema di enorme rilevanza in particolar modo negli Stati Uniti, dove adesso l’argomento è sempre più sentito dato che alcune imperfezioni nei meccanismi di identificazione biometrica hanno causato in tempi recenti non pochi disagi alle persone di colore e a quelle di sesso femminile.
Il fenomeno sta assumendo contorni inquietanti e la morte di George Floyd, avvenuta a Minneapolis lo scorso maggio 2020, ha fomentato sollevazioni di attivisti civili e spinto alcune compagnie produttrici di software a vietarne l’uso indiscriminato alle forze di polizia. Per sopperire alle limitazioni però le agenzie federali hanno pensato bene ora di affidarsi ad aziende private, ma quasi nessuna di loro ha effettuato prima le necessarie verifiche.
I problemi legati al riconoscimento facciale: ecco perché le agenzie federali si sono affidate a società private
Un nuovo dossier stilato dal Government Accountability Office (GAO) ha sottolineato la quasi totale assenza di comportamenti responsabili da parte delle agenzie federali: in totale sono 14 ad essersi affidate a software creati da società private ed asseriscono di utilizzarli principalmente per indagini penali, di queste però solo la “Immigration and Customs Enforcement” è certa di rimettersi in mano a fornitori credibili e tiene un registro apposito per l’uso della tecnologia.
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Per quanto riguarda le altre tredici, invece, tra cui “Customs and Border Protection”, “Federal Bureau of Investigation”, “Clearview Al” (che da anni opera nel settore IT) e “Drug Enforcement Administration”, nessuna di loro ha messo in regola le procedure per l’utilizzo di software privati. Tanto per intenderci, nemmeno l’FBI e la DEA, che sono forse le più conosciute in assoluto, possiedono i requisiti minimi di trasparenza e sicurezza.
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Gli agenti dell’ICE, la polizia “di frontiera” americana, hanno un elenco di venditori approvati e registrano inoltre le tecnologie utilizzate, anche perché, spiega il GAO, se queste agenzie non dovessero sapere quali servizi di riconoscimento facciale stanno utilizzando non avrebbero modo di contenere gli enormi rischi per la privacy.
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