Stavolta Elon Musk non c’entra nulla. Almeno direttamente. Niente tweet, eppure i bitcoin, e le criptovalute in generale, crollano di nuovo. Galeotto il martedì volatile, che ha fatto scendere i bitcoin sotto i 30.000 dollari (dato mai avvenuto con il nuovo anno), prima di una lieve risalita che l’ha portato ad essere cambiato intorno ai 33.000. Secondo i dati di CoinDesk 20, la più grande criptovaluta del mondo per valore di mercato è ancora in crescita dell’11% circa.
“Il motivo principale della svendita è stato il giro di vite in Cina sulle operazioni minerarie e sui servizi bancari“. Simon Peters, analista della piattaforma multi-investimento eToro, spiega così la volatilità di una criptovaluta che continua nel suo Sali-scendi.
Le nuove monete, anche se tecnicamente non sono considerate ancora tali, continuano a dividere critica, stampa e, soprattutto, nazioni intere. Se da una parte, infatti, alcune regioni della Cina stanno cercando di limitare l’attività di mining per via di questioni legate alla sostenibilità, dall’altra ci sono paesi come il Kazakhstan che si dichiarano pronti a porsi come alternativa per gli addetti ai lavori. A El Salvador i bitcoin stanno per diventare ufficialmente una moneta nazionale a tutti gli effetti.
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Secondo alcuni analisti la pressione normativa dalla Cina è sempre stata un vento contrario per le criptovalute, motivo per cui il calo di quasi il 50% dai massimi storici non ha sorpreso più di tanto.
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Dall’altra parte, però, ecco il Bitcoin Mining Council, un gruppo di lavoro che nasce con l’obiettivo dichiarato di raccontare il mondo legato alle criptovalute dal punto di vista degli addetti ai lavori, di chi sui nodi della blockchain ha costruito il proprio business. “Dobbiamo assicurarci che le persone ostili nei confronti di Bitcoin e del mondo crypto non definiscano i metodi narrativi e i metri di giudizio. In assenza di una buona informazione o di una qualsiasi replica da parte nostra, lo faranno”. Bitcoin Mining Council è stata presentata così lo scorso mese da Michael Saylor, CEO MicroStrategy e coinvolto in prima persona nel progetto
Eppure il ceo di Tesla, Elon Musk, si è tirato fuori dal Bitcoin Mining Council, nonostante si fosse pensato, almeno in una primissima battuta, a un coinvolgimento diretto del magnate sudafricano con cittadinanza canadese, naturalizzato statunitense.
Come se non bastassero Paesi pro e Paesi contrari, i dubbi sulla credibilità dei bitcoin sono messi in dubbio dalla loro sostenibilità: secondo uno studio condotto dalla University of Cambridge e costantemente aggiornato l’energivora, l’infrastruttura distribuita che regola la circolazione di BTC, assorbe 114,97 TWh ogni anno. Per fare un confronto, più del fabbisogno dell’Olanda (110,68 TWh) e oltre un terzo quello dell’Italia (297,15 TWh).
Ecco spiegata la volatilità dei bitcoin: si va avanti fra i giri di vite della Cina a cui si frappongono paesi decisi a scommettere sul sistema di pagamento mondiale creato nel 2009 da un anonimo inventore (o gruppo di inventori, chissà), noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto: saliscendi-saliscendi.
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