Venne scoperto a metà Ottocento dall’Osservatorio di Capodimonte, adesso la NASA vuole setacciarlo a fondo.
Psyche 16 è il nome del corpo celeste più prezioso mai scoperto, ed è stato ribattezzato così in onore di Psyche, fanciulla di rara bellezza che nella mitologia greca rappresenta la personificazione dell’anima gemella, dunque l’Amore in senso lato. Con circa 250 chilometri di diametro si tratta del più grande asteroide della Fascia Principale che orbita tra Marte e Giove, nonché di un deposito di metalli talmente ricco che se fosse debitamente sfruttato potrebbe ricoprire migliaia di volte l’intera economia del nostro pianeta.
La prima volta venne notato nel 1852 dall’Osservatorio di Capodimonte presso Napoli, la sua composizione ancora misteriosa resta un tabù per parecchi scienziati tant’è che la NASA ha deciso adesso di metterlo sotto osservazione. Ogni singolo abitante della Terra potrebbe essere miliardario se solo si riuscisse a metter le mani appieno sul suo gigantesco contenuto in oro, platino, ferro e nichel: un quantitativo stimato attorno ai dieci mila milioni di miliardi di dollari per intenderci, al cui confronto l’intero mercato economico globale impallidirebbe con i suoi nemmeno 100 trilioni di dollari.
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Dopo alcune analisi approfondite gli scienziati hanno scoperto però all’interno dell’asteroide un grande spazio vuoto, pari circa al 35% della sua massa totale, il che lascia presupporre che piuttosto che un corpo compatto si tratti di un enorme cumulo di detriti. Magari ne sapremo di più tra cinque anni, quando nel 2026 una navicella che porta quasi lo stesso nome, Psyche, raggiungerà prima Marte e poi si dirigerà verso l’asteroide per gravitargli intorno.
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Ci resterà un paio d’anni, prima della missione NASA però possiamo già anticiparvi che secondo uno studio della rivista “The Planetary Science Journal” e dal ricercatore David Cantillo il corpo sia attualmente composto per l’82,5% da metalli, al 7% di pirosseni e al 10,5% da condrite carboniosa, probabilmente accumulatasi sull’oggetto dopo l’impatto violento con altri corpi celesti avvenuto quando il sistema solare si stava ancora formando. Il contenuto metallico è però in calo rispetto ai rilevamenti passati così come la densità: ciò suggerisce come in realtà Psyche 16 possa essere un ”mucchio di detriti” e frammenti spaziali che lo renderebbe meno appetibile alle missioni future.
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