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SiFive riuscirà a dire di no alla proposta indecente di Intel?

Obiettivo i RISC-V: sul piatto ballano cifre mostruose che potrebbero stravolgere il mercato dei semiconduttori.

La carenza di micro-chip rischia di far crollare il mercato (by Adobestock)

Si è parlato moltissimo negli ultimi mesi di carenza di chip e crisi dei semiconduttori, che rischiano di mettere in ginocchio le aziende hi-tech e portare al collasso il sistema. Ad aprile Intel era stata tra le prime a denunciare la gravità della situazione, dopo quasi due anni da incubo che avevano impedito ai produttori di soddisfare le richieste sempre crescenti. Adesso però proprio la multinazionale di Santa Clara è pronta ad un’offerta monstre che potrebbe in un sol colpo risollevare le sorti della società e dare una scossa decisiva a tutto il mercato.

La proposta è di quelle irrinunciabili ed è stata recapitata ai piani alti di SiFive, azienda di San Francisco che da qualche tempo ha avviato una piccola rivoluzione con lo sviluppo dei sofisticatissimi chip RISC-V. E sono proprio i chip RISC-V che Intel ha messo nel mirino, così ha pensato bene di provare ad acquisire direttamente SiFive  offrendo qualcosa come due miliardi di dollari. Nessuna conferma per il momento dai diretti interessanti ma qualcosa bolle in pentola, specialmente dopo che nel 2020 Sifive fu stimata 500 milioni di dollari ed aveva attirato l’interesse di alcuni compratori. Due miliardi ora sarebbero un bel premio di valorizzazione, a sei anni dalla nascita nel 2015 concepita dai tre ricercatori della Berkeley University Krste Asanović, Yunsup Lee e Andrew Waterman.

Le strategie di Intel: cosa sono i RISC-V

I microchip sono elementi di vitale importanza (by Adobestock)

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SiFive è specializzata in semiconduttori fabless e azienda fornitrice di soluzioni IP e silicio per processori RISC-V basati su architetture ISA (instruction set architecture), inoltre produce core, SoC, IP e schede di sviluppo. Non è detto che accetti la proposta di Intel e potrebbe scegliere di proseguire come realtà indipendente, anche se alla vigilia dell’acquisizione di ARM da parte di NVIDIA per 40 miliardi di dollari il gran rifiuto sarebbe clamoroso.

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Intel da par suo sta cercando di calcare la mano, vuoi per modificare le proprie capacità di software, vuoi per ampliare le proprie linee di produzione vuoi per attirare nuovi clienti, ma per farlo ha un assoluto bisogno di avvicinarsi a RISC-V prima ancora che lo facciano le compagnie cinesi (nel tentativo di ovviare alle restrizioni sul mercato statunitense). I chip RISC-V fanno gola a molti, visto che in futuro amplieranno il loro standard d’applicazione a supercomputer, acceleratori e supporti HPC: Intel vs giganti d’Oriente, chi la spunterà?

Giuseppe D'Amato

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