Apple, Google, Facebook e Amazon nel mirino dei legislatori democratici e repubblicani. I cinque disegni di legge approdano in Parlamento.
Non una ma ben cinque leggi per legare le mani alle grandi di Big Tech. I legislatori americani hanno approntato cinque disegni di legge che ora saranno sottoposti ai due rami del Parlamento e che di fatto mirano a contenere lo strapotere sul mercato di quattro aziende in particolare: Apple, Google, Facebook e Amazon. Accusate a più riprese di atteggiamento monopolista e oligopolista, le quattro regine della rete sono ufficialmente sotto assedio da parte delle istituzioni USA.
Da notare che in questo caso i cinque bill hanno un sostegno bipartisan a livello federale. Rappresentanti repubblicani e democratici appoggiano un set di norme che, qualora passasse in blocco, limiterebbe fortemente il campo d’azione di queste quattro aziende e di altri colossi del mercato tecnologico. Nella fattispecie, nel mirino dei legislatori ci sono le acquisizioni di società e start-up di piccole dimensioni per estendere la propria quota di mercato, nonché le pratiche di concorrenza sleale volte a privilegiare i propri prodotti a discapito di quelli terze parti sui marketplace proprietari. Vediamo più da vicino di cosa parliamo.
I cinque bill che spaventano Apple, Google, Facebook e Amazon
American Choice and Innovation Online Act. Concentrato specificamente sui marketplace come Amazon, Apple Store e Google Playstore, dove spesso i prodotti della casa madre godono di condizioni privilegiate rispetto a quelli venduti da terze parti. In altre parole, questo bill vuole combattere la concorrenza sleale.
Ending Platform Monopolies Act. Non diversamente dalla proposta di cui sopra, anche questo act mette nel mirino pratiche di competizione scorretta, di fatto impedendo a chi controlla un webstore di vendere i propri prodotti a terze parti come condizione di accesso o di migliore piazzamento sul webstore stesso, mantenendo una posizione di vantaggio inattaccabile da parte di possibili competitor.
Platform Competition and Opportunity Act. L’intento è quello di impedire a Golia di acquistare Davide per togliersi di mezzo un concorrente. Spessissimo, quando una start-up emerge grazie a un prodotto o un servizion innovativo, la risposta del gigante di turno è un’acquisizione a suon di miliardi di dollari che gli permette di estromettere un competitor e allo stesso tempo aprire un nuovo canale commerciale.
Merger Filing Fee Modernization Act of 2021. Idealmente collegata al Competition and Opportunity act, la norma imporrebbe alle aziende di pagare una tassa sulle acquisizioni alla Fair Trade Commission, l’autorità antitrust a stelle e strisce, che verrebbe investita dalla stessa Commissione e dal Dipartimento di Giustizia per combattere la competizione sleale.
Augmenting Compatibility and Competition by Enabling Service Switching Act of 2021 (ACCESS). In questo caso il congresso promuoverebbe la libertà degli utenti di migrare da una piattaforma all’altra abbattendo i costi e agevolando la data portability, ovvero il passaggio dei propri dati da un distributore di servizi a un altro.
Big Tech, perché c’è bisogno di un freno
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Ovviamente nessuna delle quattro superpotenze è esplicitamente citata nei testi di legge, ma ci pensa la democratica Pramila Jayapal a fare “nomi e cognomi”, sgombrando il campo da fraintendimenti: “Realtà come Facebook, Apple, Amazon e Google sono ormai troppo grandi e hanno bisogno di regolamenti che impongano loro di pensare prima alle persone e poi al profitto economico”.
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L’intento delle proposte di legge poggia sulla convinzione che il libero mercato generi non solo prosperità e vantaggi per produttori e consumatori, ma favorisce l’innovazione e la crescita del pil. In pratica il mantra del capitalismo, costretto a fare i conti con se stesso. È impossibile dire quanti testi passeranno il vaglio di Camera e Senato. Ma il fatto che siano frutto di uno sforzo unanime tra il partito repubblicano e quello democratico, non farà certo dormire sonni tranquilli ai piani alti di Big Tech.