Il nuovo sistema operativo cinese sembra aver imboccato la via giusta: un dato su tutti fa riflettere gli analisti di mercato.
HarmonyOs, il nuovo sistema operativo voluto fortemente da Huawei in risposta alle recenti restrizioni subite sul mercato americano, sembra aver imboccato decisamente la strada giusta. Così, ad appena una settimana dal lancio, è già tempo di tirare le somme. Il gigante cinese delle telecomunicazioni non si è lasciato cogliere impreparato dall’incalzare degli eventi, e la ferma convinzione di emanciparsi dai servizi Google per ovviare al ban ha preso forma con strategie attive volte ad imporre una presenza forte pure sul mercato occidentale.
“In grande stile” aggiungeremmo noi, visto che i primi prodotti a fregiarsi del marchio son già diventati dieci milioni dal due giugno sino ad oggi, ed è solo l’antipasto di ciò che vedremo a breve. Gli orologi smart Watch 3 e Watch 3 Pro, gli auricolari true-wireless Freebuds 4, i tablet general-purpose Matepad 11 e Matepad Pro rappresentano per ora il trampolino di lancio ideale di un piano che entro la fine del 2021 prevede di toccare quota 300 milioni di dispositivi, la maggior parte dei quali (si vocifera ben duecento milioni) dovrebbero essere degli smartphone, vero fiore all’occhiello dell’azienda di Shenzen.
I grandi numeri di HarmonyOS e quali prospettive si schiudono adesso per Huawei
Huawei dunque sta pensando in grande: HarmonyOS difatti inizialmente era stato progettato come sistema retroattivo, dal quale cioè poter recedere con un solo clic ad Android al cui interfaccia si ispira in tutto e per tutto. Non ce ne sarà però bisogno, chi l’ha provato al momento non sembra affatto tentato di tornare indietro: dieci milioni di dispositivi in sette giorni sono un discreto bottino, con la famiglia dei Matepad 20 a fare da cavia principale.
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Va precisato che l’update al momento è disponibile solo in Cina, ma l’obiettivo nemmeno troppo velato è che la piattaforma possa essere riadattata ad altri gestori. Questa settimana è il preludio alla messa in pratica della strategia 1+8+N, laddove 1 sta per smartphone, 8 per i dispositivi “trattati” (smartphone, pc, tablet, auricolari, televisori et.) e N una variabile legata alla cosiddetta “Seamless Al Life Experience” di cui Huawei HarmonyOS si erge a perno principale.
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Il mercato cinese offre di per sé prospettive allettanti ma per Huawei evidentemente da solo non basta: la parola d’ordine è riconquistare l’Occidente ed esportare il brand in maniera stabile fuori dai confini “amici”, vero banco di prova per tutte quelle aziende viste con diffidenza dopo le schedatura nelle black list di era Trumpiana. Gli esordi di HarmonyOs lasciano ben sperare, ma aspettiamo ancora qualche mese prima di una valutazione definitiva.