In arrivo dall’isola un nuovo cellulare, ma non sarà come tutti gli altri smartphone. Ecco le sue caratteristiche.
Hasta la tecnologìa, siempre! Potremmo scherzosamente partire da qui per raccontare quello che sta accadendo in questi giorni a Cuba, l’isola caraibica tanto amata dai turisti e storicamente martoriata per vari motivi, in primis l’embargo statunitense che per anni ne ha pesantemente condizionato lo sviluppo economico. Adesso Cuba prova a ripartire di slancio, e lo fa gettandosi a capofitto in un settore, quello tecnologico, che non sembra appartenerle più di tanto, la novità in programma però è realmente intrigante.
Entro la fine del mese, difatti, dovrebbe vedere la luce uno smartphone differente dal solito, e non perché offra prestazioni particolarmente avanguardistiche o funzionalità che nel corso degli anni non siano state ancora raggiunte dai progressi del settore, ma più semplicemente perché si tratta di un telefono interamente autoprodotto nell’isola e per di più con il supporto di sole aziende locali. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi, e già sul web si sprecano curiose definizioni e commenti di sapore ironico-politico: il cellulare “socialista” naturalmente è il soprannome più gettonato, dunque cerchiamo di analizzare i dettagli relativi alle caratteristiche tecniche ed al modo autogestito in cui è stato progettato.
Non solo sigari, musica, salsa e spiagge: l’assalto alla tecnologia è la personalissima sfida di Cuba contro el bloqueo americano, e parte dal lancio di uno smartphone fabbricato dall’azienda di Stato GEDEME che sfrutterà un proprio sistema operativo chiamato NovaDroid, nient’altro che uno sviluppo del più classico Android opportunamente ritoccato (già nel 2013 dall’Università di Scienze Informatiche UCI) per adattarsi su misura alle richieste del popolo cubano.
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Il valore del progetto è fortemente simbolico, in un’era in cui numerose aziende cinesi sono finite nelle black list a stelle e strisce con l’accusa di connivenza con l’esercito o col partito comunista. Stando all’annuncio di Radio Rebelde, Cuba proverà a dire la sua in materia di smartphone già entro fine giugno, distribuendo i primi seimila esemplari sugli scaffali dei principali negozi di telefonia che da queste parti fanno capo alle storiche compagnie Copextel ed Etecsa (Empresa De Telecomunicaciones De Cuba S.A.).
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Inizialmente ci sarà ancora un legame con le case di produzione estere soprattutto per sopperire alla carenza di chip che sta facendo sentire i suoi effetti anche sull’isola caraibica, quindi GEDEME provvederà alla distribuzione dei tre modelli previsti e ideati per le fasce medio-basse. Il sistema operativo Novadroid ricalcherà Android 10, mentre i dispositivi avranno una memoria di 4GB di RAM e 64 GB di storage ed uno schermo HD da 6,22 pollici a doppia fotocamera. Cuba ha cominciato ad aprirsi ad Internet soltanto nel 2018, e l’idea di questo cellulare “socialista” risponde alle legittime ambizioni di autarchia tecnologica. Speriamo bene.
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