Che si chiami Alexa, Siri o Assistant o Siri: fa lo tesso. I principali provider delle Big Tech Amazon, Apple e Google sono finiti nel mirino dell’Unione europea. E non arrivano affatto buone notizie.
La Commissione dell’Unione europea osserva con preoccupazione al crescente mercato dell’Internet of Things (Internet delle cose, IoT) e degli assistenti vocali, vuole capire meglio le dinamiche di sviluppo e comprendere le presunte ma possibili distorsioni di mercato a favore di pochi gruppi ed a sfavore della libera competitività.
Innanzitutto due delucidazioni. Per Internet of Things, parola utilizzata per la prima volta nel 1999 dall’ingegnere inglese Kevin Ahston, cofondatore dell’Auto-ID Center di Massachussetts, in stretta relazione con i dispositivi RFId (Radio Frequency Identification), si intende lo sviluppo degli oggettivi “intelligenti”, tra loro interconnessi in modo da scambiare le informazioni possedute, raccolte e/o elaborate. Dal mondo digitale a quello reale. L’assistente vocale, o anche smart speaker, sono operatori sintetici basati sull’intelligenza artificiale: un software che interpreta il linguaggio naturale e, se opportunamente addestrato, può dialogare con degli interlocutori umani allo scopo di fornire informazioni o compiere determinate operazioni. In sostanza programmi i cui codici di sviluppo sono associati al machine e deep learning.
Amazon, Google ed Apple: troppo potere non va bene. Ecco perché
Ecco, il mercato degli assistenti vocali potrebbe aprire nuovi settori di indagine antitrust, a causa della forte concorrenza. Da qui le preoccupazione dell’Unione europea. “Quando è stata avviata questa indagine settoriale, avevamo espresso preoccupazione per il fatto che sussisteva il rischio che emergessero i cosiddetti controllori dell’accesso”. Tecnicamente, gatekeepers.
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Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione UE e responsabile della politica di concorrenza spiega la posizione dell’UE: “Eravamo preoccupati che potessero utilizzare il loro potere per danneggiare la concorrenza, a scapito delle imprese in via di sviluppo e dei consumatori – continua – dai primi risultati emerge che le nostre preoccupazioni sono condivise da molti operatori del settore. E’ necessaria una concorrenza leale per valorizzare al meglio gli IoT, per questo attendiamo di ricevere nei prossimi mesi ulteriori riscontri”.
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La Commissione UE ha raccolto informazioni da oltre 200 imprese di diverse dimensioni, osservando innanzitutto lo strapotere di Amazon (con Alexa), Assistent (Google) e Siri (Apple): un eccessivo potere dovuto ai contratti di esclusiva portati avanti e grazie al numero di dati e informazioni a cui possono avere accesso.
La preoccupazione aumenta per l’attuale impossibilità di installare differenti assistenti su specifici device, il che restringerebbe troppo la concorrenza e contribuirebbe alla concentrazione di potere su pochi attori di mercato. Amazon, Google ed Apple, insomma, possono fare il bello e cattivo tempo, e all’UE non può andare bene.
La mancata libertà di dissociare l’assistente dal suo speaker, insomma, determinerebbe una restrizione inevitabilmente connessa alle decisioni delle aziende, le quali andrebbero a privilegiare accordi tra le parti invece di liberare appieno la scelta dell’utente. Allarme lanciato, dunque: Amazon, Google ed Apple.