Crateri lunari (Adobe Stock)
Le Colonie Lunari diventano sempre più reali grazie a sviluppo tecnologico, sia in ambito di esplorazione spaziale che di progettazione. Il video, condiviso dall’ESA, mostra come dovrebbero essere i primi insediamenti umani sul nostro satellite.
Life Beyond Earth, ovvero “La vita al di là della Terra”. Con questo suggestivo titolo l’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – ci mostra come saranno le prime colonie umane sulla Luna nonché i primi insediamenti sul nostro satellite, da sempre al centro dei piani di esplorazione spaziale. Un cortometraggio disponibile su YouTube ci mostra una visione piuttosto realistica di ciò che molto probabilmente vedremo nei prossimi decenni.
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Il concept ha visto coinvolto lo studio di architettura Skidmore Owings & Merrill e gira intorno ad un tema specifico: “Come vivremo insieme“. Insieme agli architetti hanno preso parte al progetto, in veste di esperti del settore, l’ex astronauta della NASA Jeffrey Hoffman ed alcuni esponenti dell’ESA.
Oltre al cortometraggio sul canale YouTube dell’Agenzia Spaziale Europea, è disponibile un’installazione fisica su larga scala – da qui il coinvolgimento dello studio di architettura – presso la 17a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Il progetto “potrebbe aprire la strada ad ulteriori esercizi multidisciplinari qui in Europa” ha affermato in un comunicato stampa l’ESA.
Non siamo quindi di fronte ad una mera esposizione di un sogno utopistico, ma c’è qualcosa di molto più concreto dietro a questa iniziativa. Il design mostra un habitat immaginario che però darà vita a qualcosa di tangibile, ad una vera e propria prima colonia lunare. Il meccanismo con cui è costruita la struttura è gonfiabile, e raddoppia il suo volume fino a diventare un edificio di addirittura quattro piani. Una struttura configurabile in toto con scale, soffitti e spazi.
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La soluzione adottata ridurrebbe anzitutto il dispendio economico e di energie nel trasportare sulla luna qualcosa di decisamente meno ingombrante e pesante. Una volta giunti sul satellite, i componenti verranno gonfiati dagli astronauti stessi attraverso apparecchi dedicati o – addirittura – da robot controllati da remoto.
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