Deepfake, una nuova tecnica tanto affascinante e innovativa quanto pericolosa minaccia per qualsiasi sicurezza aziendale. Sono video generati dall’intelligenza artificiale che riprendono una persona in un video esistente e la sostituiscono con la somiglianza di qualcun altro. Si stanno moltiplicando in questo periodo.
Secondo la startup Deeptrace, il numero di deepfake sul web è aumentato del 330% da ottobre 2019 a giugno 2020, in nemmeno un anno, raggiungendo gli oltre 50.000. Ciò è preoccupante, non solo perché questi falsi potrebbero essere usati per influenzare l’opinione pubblica durante un’elezione o implicare una persona in un crimine, tanto per dirne due, ma perché sono già stati utilizzati (e non poco) per generare materiale pornografico di attori e frodare un importante produttore di energia.
Deepfake, social e pornografia: anche le frodi sono in aumento
Sebbene gran parte della discussione sui deepfake, finora, si sia concentrata prevalentemente sui social media, pornografia e frode, vale la pena notare che i deepfake rappresentano una minaccia per le persone ritratte nei video, manipolabili.
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Di conseguenza, i deepfake rappresentano anche una minaccia per le aziende, in particolare nei settori che dipendono dai media digitali. L’FBI all’inizio di quest’anno ha avvertito che i deepfake sono una minaccia emergente critica rivolta alle aziende.
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All’inizio del 2021, la divisione informatica dell’FBI ha reso noto che i deepfake sono una minaccia emergente molto grave, in quanto sono utilizzati in maniera fraudolenta per portare attacchi di ingegneria sociale, in particolar modo proprio verso le aziende.
Con il fine di spiegare la pericolosità dei deepfake, la startup statunitense (di autenticazione dei dati) Attestiv, ha intervistato professionisti americani, con un sondaggio che ha investito oltre 130 persone di vari settori, comprese quelle che lavorano nei settori IT, servizi dati, assistenza sanitaria e servizi finanziari.
Oltre l’80% degli intervistati ha risposto che la manipolazione dei media rappresenta un potenziale rischio per la propria organizzazione. Solo una minima parte (meno del 20%) ha ammesso di aver adottato misure per mitigare un attacco deepfake. Il 25% degli intervistati, invece, afferma di avere intenzione di agire, ma il 46% rivela che il proprio datore di lavoro non ha un piano per fermare il proliferarsi dei deepfake.
Nelle domanda del questionario, Attestiv ha anche chiesto di pensare a una possibile soluzione al potenziale. Alla domanda: “Qual è la migliore difesa che le organizzazioni possono adottare contro i media digitali alterati?” il 48% dei partecipanti pensa al rilevamento automatico e alle soluzioni di filtraggio.
“La formazione dei dipendenti per rilevare i deepfake potrebbe non essere una soluzione praticabile data la probabilità che diventino rapidamente non rilevabili all’ispezione umana” l’allarme degli autori del report Attestiv. “Sembra che potrebbe esserci bisogno di ulteriore istruzione per quanto riguarda la minaccia del deepfake e la traiettoria che la tecnologia sta prendendo“.
Il colosso social Facebook, insieme a Microsoft, Amazon, e molte altre società si sono già mosse con la campagna Deepfake Detection Challenge per creare set di dati open source e favorendo i ricercatori nel realizzare gli strumenti necessari per individuare i video falsi.
Anche Google aveva già rilasciato un proprio set di dati in precedenza, mentre all’inizio del 2021, Adobe, Arm, Intel e Microsoft si erano stretti in una nuova alleanza per ridurre le frodi perpetranti online.