Il Solar Orbiter spedito da ESA e NASA ad osservare il Sole da vicino mostra le prime immagini di due eruzioni coronali della nostra Stella.
Possiamo finalmente ammirare le prime immagini ravvicinate di una espulsione di plasma dalla corona del Sole. Le straordinarie riprese sono state effettuate lo scorso 10 febbraio dal Solar Orbiter, la sonda spaziale spedita oltre un anno fa a osservare la nostra Stella da distanza ravvicinata. Per la precisione, 77 milioni di chilometri, ovvero a metà strada tra il Sole e la Terra. Da questa prospettiva senza precedenti, l’Orbiter ha catturato due espulsioni di massa coronale (CME, dall’acronimo inglese coronal mass ejection).
La missione è frutto della collaborazione dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, e la Nasa. La sonda è partita dalla base di Cape Canaveral il 9 febbraio del 2020, esattamente un anno prima del filmato mozzafiato che potete ammirare in calce a questo articolo. A scortarla nello spazio è stato Atlas V, il razzo della United Launch Alliance (ULA), che ha lanciato la sonda fuori dall’orbita terrestre verso il centro del Sistema Solare. L’obiettivo è raggiungere a inizio 2022 il punto di osservazione prestabilito, ovvero 42 milioni di chilometri dal Sole (circa un terzo della distanza Terra-Sole).
Le espulsioni di plasma che avvengono nella zona più esterna del Sole, la corona appunto, provocano il rilascio di immense quantità di elettroni e protoni che, sotto forma di nube, possono disturbare il campo magnetico della Terra provocando una distorsione della magnetosfera che a sua volta può dar vita ad Aurore particolarmente visibili nei cieli dei due emisferi (dette Luci del Nord e Luci del Sud). Poiché il fenomeno genera una potenza di migliaia di miliardi Watt, le cosiddette tempeste solari possono causare problemi alle trasmissioni elettriche e creare interruzioni di energia, compromettere le trasmissioni radio e danneggiare i satelliti. Non sono tuttavia pericolose per l’incolumità delle persone.
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Le riprese pubblicate dall’ESA sono state effettuate tramite tre strumenti. Il primo, chiamato Extreme Ultraviolet Imager (EUI), ha catturato le immagini dirette del Sole; gli altri due, invece, si sono dedicati a immortalare la CME propriamente detta: l’Heliospheric Imager (SOLOHI) ha ripreso il vento e la polvere solare nonché i raggi cosmici proiettati dall’esplosione; mentre la camera Metis – di produzione italiana – era puntata sulla corona del Sole e sull’esplosione vera e propria.
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La camera Metis è in grado di oscurare il disco solare creando una eclissi artificiale che le consente di isolare la corona (vedi filmato), ossia la zona dove la luminosità e le temperature sono di gran lunga più basse. Questo incredibile strumento è stato sviluppato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dal CNR grazie ai fondi stanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana. La progettazione è stata affidata a un team di eccellenza costituito da scienziati delle università di Firenze, Genova, Padova, Urbino e Torino. Ohb Italia (Milano) e Thales-Alenia Space Italy (Torino) sono le due aziende che lo hanno messo insieme.
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