Xiaomi è salva. La compagnia cinese, inserita in blacklist dagli Stati Uniti a inizio 2021, ne è ufficialmente uscita.
Un sospiro di sollievo per Xiaomi e i suoi acquirenti. Alla fine è andata bene alla compagnia cinese che, a inizio 2021, fu inserita dal Governo degli Stati Uniti – allora amministrato da Trump – in blacklist. Tra gli svantaggi che avrebbe comportato la permanenza nella lista nera, l’impossibilità da parte dei residenti negli USA di acquistare azioni Xiaomi in borsa e non solo.
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Xiaomi è salva (per ora), a differenza di Huawei
Non di certo una catastrofe come avvenuto e sta avvenendo in casa Huawei, ma un chiaro e limpido bastone tra le ruote degli Stati Uniti alla Cina. L’allora presidente Donald Trump avrebbe accusato Xiaomi di essere una delle aziende legate a doppio filo con l’esercito della Repubblica Popolare Cinese. Per questo motivo il ban dal mercato USA, e conseguente danno a livello economico per la società.
A inizio 2021, Xiaomi ha prontamente risposto alle accuse, citando in giudizio l’allora Governo americano. Una mossa che ha portato i frutti sperati e che, a qualche mese di distanza, ha tolto dai guai Xiaomi. Si parla di un accordo raggiunto tra Stati Uniti e Xiaomi, firmato da entrambe le parti, ma che, almeno per ora, è segreto. Non sappiamo quali siano i termini ne se Xiaomi dovrà compiere passi indietro o attuare determinate procedure per non rientrare in blacklist.
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Quel che è certo è che gli Stati Uniti, almeno fino alla fine dell’era Trump, hanno tentato in ogni modo di boicottare alcune tra le più grandi realtà aziendali cinesi. Tra queste la sopracitata Huawei, ormai fuori dai giochi a livello globale con vendite in rapida discesa. Ma anche TikTok e Tencent (WeChat). Tra le conseguenze a cui vanno incontro eventuali colossi tech cinesi in blacklist la non possibilità di acquistare numerosi componenti informatici prodotti dagli States.