Torna al centro dell’attenzione la questione privacy WhatsApp e l’accettazione dei nuovi termini di utilizzo dei dati degli utenti. Quando mancano ormai pochi giorni all’entrata in vigore, scatterà sabato 15 maggio 2021, l’applicazione di messaggistica più famosa al mondo è finita nuovamente sotto i riflettori e la vicenda sta facendo non poco discutere.
Stando a quanto si legge sulle Faq dell’app di proprietà di Mark Zuckerberg, se non dovessimo accettare i termini di utilizzo “Dopo alcune settimane di funzionalità limitate, non sarai in grado di ricevere chiamate o notifiche in arrivo e WhatsApp smetterà di inviare messaggi e chiamate al tuo telefono”. In poche parole, il nostro account WhatsApp non verrà disattivato ma semplicemente non potremo leggere i messaggi che ci arrivano ne tanto meno scriverli e inviarli, di conseguenza, risulterà inutilizzabile sul nostro smartphone. Gli utenti vengono quindi messi con le spalle al muro, si dà di fatto loro di libertà di scelta, ma in caso non vengano accettati i termini di utilizzo praticamente l’applicazione risulta da buttare.
WHATSAPP E I NUOVI TERMINI PRIVACY: “VAGHI, INCOERENTI E NON TRASPARENTI”
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E la novità sulla privacy è stata ampiamente critica in Germania, ed in particolare dal capo dell’autorità per la privacy di Amburgo, Johannes Casper, che ha definito i termini “eccessivamente vaghi, incoerenti e non trasparenti”. Proprio per questo la nazione tedesca ha emesso un divieto di emergenza della durata di tre mesi, a partire dall’entrata in vigore dei nuovi termini (quindi dal prossimo 15 maggio), sostenendo che gli stessi sono opachi, incoerenti ed eccessivamente ampi.
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Subito dopo è intervenuto Facebook che ha spiegato che il divieto tedesco è “basato su un importante fraintendimento dei Termini di Servizio”, e che comunque il ban non impedirà alle nuove misure di entrare in vigore. Tutto tace invece in Italia, dove per il momento non sembrano esservi opposizioni ufficiali da parte delle autorità, ma non è da escludere che qualcosa possa emergere nelle prossime 48 ore, quelle che appunto anticiperanno la deadline. La cosa certa è che ancora una volta si profila all’orizzonte una battaglia fra le grandi big tech d’oltre oceano, i colossi della tecnologia e dei media come appunto Facebook da una parte, e i governi europei dall’altra, e fino ad oggi hanno sempre vinto i primi.