L’IA, l’Intelligenza Artificiale entra anche nel mondo del calcio, precisamente con DeepMind (di Google) e il Liverpool. Il pallone britannico, da sempre conservatore, sembra quindi aprirsi alle nuove tecnologie per provare a capire se i sistemi intelligenti e artificiali possano aiutare in qualche modo a ottenere i successi, le vittorie, i trionfi.
Dopo l’avvento della VAR, l’aiuto tecnologico all’arbitro (che comunque non ha posto fine alle polemiche), un nuovo passo tecnologico da parte del calcio, che sembra così adeguarsi all’epoca in cui viviamo, lasciando entrare negli spogliatoi le invenzioni digitali. Ma veniamo nel dettaglio a questa collaborazione fra DeepMind e il Liverpool; per chi non l’avesse mai sentito prima, si tratta di una società controllata da Alphabet, a sua volta holding governata da Google. Un connubio nato da un interesse concreto, quello di creare una partnership redditizia per entrambi, ma nel contempo, dalla passione per il calcio di Demis Hassabis, fondatore di DeepMind nonché grande tifoso dei Reds.
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La squadra del Merseyside ha messo a disposizione tutte le informazioni raccolte in ogni match di Premier League, il campionato di calcio inglese, fra il 2017 e il 2019, per una serie di dati praticamente infiniti visto che oggi come oggi, sono numerose le info ottenute dalle partite, fra sensori e localizzatori gps. Obiettivo, cercare di aiutare i vari tecnici del Liverpool, non tanto per sostituirli, visto che, allo stato attuale delle cose, sembra impensabile che una “macchina” possa appunto mettersi a dirigere una squadra di calcio che fattura milioni di euro.
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La cosa certa è che i numeri regalati da DeepMind potrebbero essere molto utili per migliorare gli allenamenti, magari gli schemi, le posizioni in campo dei giocatori, e via discorrendo. Fra i campi di applicazione potrebbero esservi in particolare i calci di rigore, visto che i gli uomini dell’azienda di Google hanno analizzato più di 12mila tiri dagli undici metri assegnati in vari campionati del Vecchio Continente negli ultimi anni, individuando delle costanti, come ad esempio il fatto che gli attaccanti tirano spesso e volentieri nell’angolo in basso a sinistra, rispetto invece a quanto fatto dai centrocampisti. Staremo a vedere se il Liverpool tornerà a vincere, magari proprio grazie a questi “algoritmi”.
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