Un nuovo, potente, antidolorifico derivato dalla Cannabis destinato soprattutto ai pazienti con dolore cronico. Trattamenti inefficaci, produttività lavorativa ridotta e altri fattori spesso si fondono, alimentando sentimenti di disperazione e ansia, le basi per problemi ancora più grandi, compresi i disturbi da uso di sostanze.
Solo nel 2017, circa 18 milioni di americani hanno abusato di analgesici soggetti a prescrizione medica. In molti di questi casi, i pazienti che soffrivano di dolore cronico sono diventati dipendenti da oppioidi soggetti a prescrizione.
Oltre a creare dipendenza, molti studi suggeriscono che gli oppioidi da prescrizione non controllano efficacemente il dolore a lungo termine, da qui l’idea dei ricercatori della Lewis Katz School of Medicine, che hanno esplorato varie alternative arrivando al cannabidiolo.
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Il CBD è una sostanza non psicoattiva derivata dalla pianta di cannabis. Gli studi hanno dimostrato che mentre riduce la sensazione di dolore negli animali, la sua capacità di farlo negli esseri umani è limitata dalla bassa biodisponibilità, ovvero la misura in cui il farmaco raggiunge con successo il suo sito di azione.
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Ora, un nuovo lavoro degli scienziati della Temple University suggerisce che questo ostacolo potrebbe essere superato da un nuovo analogo del CBD, noto come KLS-13019.
“In un modello di neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia, siamo stati in grado di dimostrare per la prima volta che KLS-13019 funziona”. Lo dice Sara Jane Ward, assistente professore della Lewis Katz School of Medicine e ricercatrice senior dello studio. “Il CBD previene lo sviluppo della neuropatia e fa regredire il dolore”.
Il farmaco derivato dalla Cannabis è stato sviluppato dalla Neuropathix, in Pennsylvania, ed è già considerato il più performante tra quelli presenti sul mercato. Incoraggiati dai risultati, Ward e i suoi colleghi hanno voluto studiare più a fondo gli effetti del KLS-13019.
Il CIPN (Neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia) è un effetto collaterale comune di alcuni trattamenti contro il cancro, che danneggiano i nervi periferici, che trasportano informazioni sensoriali a braccia, gambe e cervello. Il forte dolore, o neuropatia periferica, causato da CIPN si manifesta in modi diversi nei pazienti umani, ma spesso comporta sensazioni di formicolio o bruciore e intorpidimento, debolezza o fastidio agli arti.
“Molti pazienti che usano oppioidi per la gestione del dolore entrano in un circolo vizioso”. Per questo motivo, invece, la dottoressa Ward è sicuro che “il KLS-13019 ha benefici oltre la sua capacità di alleviare il dolore”.
La Ward e il suo team hanno in programma di esplorare i meccanismi con cui KLS-13019 esercita i suoi effetti, in particolare quelli sulla capacità del farmaco di interrompere il comportamento di ricerca di oppioidi.
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