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Scienze

Robot più umani con tessuto muscolare: riusciremo a distinguerli dalle persone?

La scienza è sempre più vicina ad umanizzare i robot, adesso inserendo anche il tessuto muscolare, per avere movimenti più fluidi.

Braccio robotico e braccio umano Foto di cottonbro da Pexels

Siamo consapevoli dei grandi passi che la scienza è riuscita a fare nel progettare robot. Non sono più quelli che vedevamo nei film degli anni ’90, ma sono sempre più vicini ad assomigliarci. Non ci aspettiamo certo androidi come quelli di Westworld, ma quella prospettiva potrebbe non essere poi così lontana.

La distanza c’è e ci sarà sempre nell’aspetto emotivo: un elemento che la tecnologia non ha ancora saputo replicare. Ma il dettaglio lampante che distingue un robot da un umano è sicuramente il movimento che compie con gli arti e con tutto il corpo.

L’uomo, grazie a muscoli e tendini è dotato di un’elasticità tale da compiere qualunque movimento in modo rapido e fluido. Al contrario, un automa si muove “meccanicamente”, come spesso tendiamo ad imitare, in modo rigido, impiegando del tempo negli spostamenti degli arti, da un lato e dall’altro.

Ma la ricerca sembra aver fatto un altro passo avanti, innestando del tessuto muscolare all’interno degli androidi.

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Come cambieranno i robot con l’innesto di tessuto muscolare

Androide Photo by Maximalfocus on Unsplash

Tutta opera dei ricercatori dell’Army Research Laboratory (ARL) che ha iniziato ad esplorare i confini della robotica bioibrida. L’obiettivo dello studio è quello di fondere un macchinario robotico con del tessuto muscolare di tipo organico.

Questa classe di robot risulterebbe più sofisticata rispetto a quella comune e porterebbe tantissimi vantaggi. Potremmo non vedere più semplici macchine di metallo e silicio che fanno rumore ad ogni movimento, ma modelli più moderni e vicini a noi.

L’esperimento consiste nell’utilizzare proprio il tessuto vivente per renderli più reattivi, permettendogli di adattarsi meglio al nostro ambiente e alle nostre abitudini. Come spiega un ricercatore dell’ARL, Dean Culver:

Immaginiamo un robot che attraversa un campo e mette inavvertitamente un piede in una tana di un coniglio. un essere vivente ha la capacità di spostare immediatamente il proprio equilibrio per non cadere, mentre una macchina dovrà fare affidamento sugli ammortizzatori per limitare i danni.

Tessuto muscolare Photo by Alexander Jawfox on Unsplash

Invece, i robot di tipo ibrido potrebbero essere capaci di rispondere in modo rapido ad una situazione imprevedibile come questa.

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Si tratta ancora soltanto di uno studio che, col tempo, potrebbe portare a dei risultati incredibili, una volta ottimizzato il collegamento tra muscoli e macchinari.

Mano robot Photo by Possessed Photography on Unsplash
Rita Riccio

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