A Roma è stato installato un distributore di pizza automatica. Potrà sembrare un’eresia per qualcuno, tenendo conto che per molti di noi la Pizza è una vera e propria istituzione, ma nella Città Eterna si è deciso di dare vita a questo “esperimento” per provare a capire se possa funzionare o meno.
Partiamo dal dire, come sottolinea la giornalista del Corriere della Sera, Camilla Baresani che ha effettuato una prova, che non si tratta di pizze surgelate poi cotte in un forno, ma di pizze “espresse”. Il panetto è preparato in precedenza e fatto poi lievitare, ed è miscelato al momento con acqua, farina e lievito disattivato. Attraverso l’oblò è possibile controllare l’impasto, la farcitura e la cottura, una volta fatto partire l’ordine, e il processo dura in totale tre minuti. La pizza automatica la si può acquistare vicino a Piazza Bologna, precisamente in via Catania 2 a Roma, e sono quattro le versioni preparate, a cominciare dalla classica margherita, passando per la quattro formaggi, quella con il salame piccante e infine, quella con la pancetta. La spesa? Fra i 4.5 euro della margherita ai 6 della versione più farcita.
DISTRIBUTORE PIZZA AUTOMATICA A ROMA: “COME QUELLA DELL’ECUADOR”
POTREBBE INTERESSARTI → Hai ordinato la pizza a domicilio? Te la consegna il robot Doora 5G
Qualche problemino comunque c’è, come sottolinea la Baresani, a cominciare dalle posate di plastica “che dovrebbero arrivare su richiesta”, ma che in realtà “non si riesce a ottenerle”. Non è previsto nemmeno un sacchetto della spazzatura, ed inoltre, “il contactless non funzionava”. Curioso anche l’intervento di una coppia di anziani, che avvicinandosi alla giornalista del Corriere ha chiesto: “«Scusi, ma funziona con la tessera sanitaria?», forse pensando che questa pizza povera, meccanizzata, fosse un ennesimo bislacco ristoro pandemico”.
POTREBBE INTERESSARTI → Google, tra i nuovi domini .new c’è anche la pizza
Per quanto riguardo la pizza in se, l’inviata del quotidiano parla di “impasto di piadina industriale”, con la stessa “flaccidità biscottata e stucchevole”, mentre il pomodoro è risultato essere “così scarso da essere ineffabile”. Non va meglio per il formaggio, considerato un “fuso insapore”. Alla collega ha ricordato da vicino una pizza mangiata una sera “in una zona amazzonica derelitta dell’Ecuador”, di conseguenza non proprio il massimo delle prelibatezze. La sensazione è che questo esperimento un po’ azzardato possa a breve vedere la parola fine, ma chissà, qualcuno affamato potrebbe anche accontentarsi di una pizza express.