Durante i lockdown, quattro ragazzi 18enni hanno riparato e donato centinaia di computer a chi ne aveva bisogno per seguire la DAD.
Un lockdown difficile per i giovani che non avevano dispositivi adatti alla didattica a distanza. Argomento che il Governo ha trattato diverse volte, ma sappiamo bene che i disagi sono stati enormi.
Gran parte di questa generazione risentirà di forti lacune a livello scolastico. A parte il fatto che i programmi didattici non sono stati portati tutti a termine (o tralasciando importanti argomenti), c’è anche chi non è riuscito seguire in DAD.
Una bella fetta del paese non aveva (e non ha ancora) le possibilità economiche per permettersi computer di buona fattura. E non solo. Ci sono quelle famiglie che non hanno un abbonamento ad internet e provano ad arrangiare con qualche gigabyte sottratto al piano di telefonia mobile.
A quanto pare, alcune volte si presentano delle soluzioni davvero inaspettate. È il caso di quattro ragazzi che hanno raccolto circa 500 computer usati per ripararli e donarli a chi è in difficoltà.
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DAD grazie a quattro ragazzi che riparano computer
Hanno soltanto 18, ma hanno già messo su un progetto ammirevole. In seguito al primo lockdown, l’idea è stata quella di recuperare 500 PC dismessi da aziende ed uffici per rimetterli a nuovo e regalarli ai ragazzi che non potevano seguire la DAD.
I loro nomi sono Emanuele Sacco, Matteo Mainetti, Pietro Cappellini e Jacopo Rangone, quattro studenti di Milano che hanno dato vita ad un grande progetto. Si chiama PC4U.tech ed è una piattaforma sviluppata allo scopo di donare computer a chi non può permetterseli.
Contro ogni aspettativa, a dicembre 2020 hanno raccolto circa 18mila euro da investire nel programma e, solo un mese fa, il presidente Mattarella li ha nominati Alfieri della Repubblica “per aver ridotto il divario digitale”.
Come riportato da Millionaire, uno dei quattro ragazzi, Jacopo, ha raccontato l’esperienza con queste parole:
Spesso si dice che la chiave di una vita felice sia trovare la propria passione, e fare di quella la propria vita. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovarla buttandoci in un progetto che si è rivelato molto più grande di come lo avessimo immaginato
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I ragazzi hanno poi aggiunto di occuparsi di tutto da soli: ritiro dispositivi, controllo del funzionamento, riparazione e, infine, consegna su richiesta.