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Banconote: chi trova una 50mila lire, trova un tesoro

E’ stato uno dei tagli di cartamoneta circolante in Italia prima dell’introduzione dell’euro, stampata in diverse emissioni dal 1967 fino al 1999. Ai tempi era una banconota comune, quella delle 50mila lire, per molti. Non certo per tutti.

Banconota da 50.000 lire (Adobe Stock)

Colore violaceo, quattro serie stampate in 32 anni di storia: Leonardo, Volto di Donna. Bernini primo e secondo tipo. Ne sarebbe dovuta uscire una quinta, quella del 1997, con il ritratto di Ugo Foscolo sul recto e delle fantasie multicolore sul verso. Ma non fu mai messa in circolazione: i bozzetti, però, sono esposti a Roma, al Museo della Lira della Banca d’Italia.

Banconote, 50mila lire: quattro serie. Una vale più di tutte

Banconote in lire (Adobe Stock)

Ebbene, chi possiede in casa qualche banconota da 50mila lire, potrebbe avere, anche inconsapevolmente, un piccolo tesoro. Il primo è un motivo prettamente legislativo. Secondo una recente sentenza della Corte costituzionale, infatti, la norma Salva Italia approvata dall’allora Governo Monti, anticipò 2011 il termine ultimo per poter convertire le vecchie banconote dalle lire in euro, sarebbe illegittima. Un anticipo non casuale, dato che ha beneficiato per le casse dello Stato tra 1,2 e 1,6 miliardi di euro. Si potranno cambiare, dunque, a 25 euro, anche se non è stato ancora deciso come avverrà la nuova conversione. Aspettate a cambiarle, comunque.

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Le banconote da cinquantamila lire Bernini, potrebbe valere tra i trecento e i mille euro, in quanto rarità. Il primo tipo di 50mila lire, “modello Bernini”, uscì negli anni Ottanta. Aveva un filo metallico verticale di sicurezza, il monogramma della Banca d’Italia e in filigrana la testa dello scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo italiano napoletano. Fu stampato dal 1984 su carta contenente fibrille fluorescenti ed è uscita di corso il 5 febbraio 1996.

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Il secondo tipo delle banconote da 50mila lire, negli anni Novanta, durante il periodo dell’insediamento al governatorato della Banca d’Italia di Antonio Fazio, l’erede di Ciampini. Lievi modifiche dal primo al secondo: sfondo è più complesso con l’intento di rendere più difficile la falsificazione, i fili metallici raddoppiano e su uno è riportata la scritta Banca d’Italia; sotto al collo del Bernini, poi, il nome e cognome dell’icona partenopea, in microscrittura. Immessa in circolazione il Primo dicembre del 1992, è andata fuori corso con l’avvento dell’euro.

Antonino Gallo

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