“Made history”. Con un post su twitter che trasuda orgoglio, dal profumo di storia, la NASA annuncia il buon esito del primo volo di Ingenuity, il drone trasportato su Marte dal rover Perseverance della NASA.
Il test è durato pochi secondi e si è potuto ammirare in diretta streaming, su tutte le piattaforme della National Aeronautics and Space Administration: l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d’America.
Ingenuity è decollato in modo completamente automatico, e ha raggiunto un’altezza di circa tre metri, prima dell’atterraggio verticale. Qualcosa di mai visto prima: è la prima volta nella storia delle esplorazioni spaziali che viene compiuto un volo a motore, su un pianeta diverso dalla Terra.
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L’annuncio arriva dalla voce commossa di Havard Grip, capo pilota dell’elicottero sulla Terra: “I dati dell’altimetro confermano che Ingenuity ha eseguito il suo primo volo, il primo volo di un aereo a motore su un altro pianeta“.
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“È successo. Oggi il nostro Mars Helicopter ha dimostrato che è possibile il volo controllato dalla superficie di un altro pianeta. Ci vuole un po’ di ingegnosità, perseveranza e spirito per trasformare questa opportunità in realtà”. Le prime parole della NASA; via social.
Ingenuity, dunque, ce l’ha fatta. Al secondo tentativo, dopo quello slittato di qualche giorno fa a causa di alcuni test che non convincevano. “Il Mars Helicopter è una missione ad alto rischio – spiegava Stefano Cappucci, ingegnere italiano che nei laboratori di Pasadena ha lavorato all’elicottero marziano – tutta la campagna di test svolta al Nasa Jet Propulsion Laboratory è stata completata con successo, e ciò ci consente di avere fiducia nella missione”. Detto, fatto.
“Nei prossimi giorni – continua la nota ufficiale della NASA – “sono previsti altri voli. E in futuro i mezzi di esplorazione robotici volanti potrebbero unirsi a nuovi rover e persino agli astronauti nelle loro esplorazioni“.
Ingenuity si chiama così per volere della studentessa statunitense Vaneeza Rupani, che lo aveva proposto per il rover principale, poi ribattezzato “Perseverance”.
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